Allevamenti intensivi: inquinanti e troppo cari, la denuncia di Greenpeace

È appena stata diffusa la nuova inchiesta di Greenpeace in cui non solo, ancora una volta, si ribadisce l’importanza di mettere fine agli allevamenti intensivi, ma viene svelato come questi continuino ad essere finanziati con soldi pubblici.

Mangime, Allevamenti

Si parla di sostenibilità e dell’importanza di trovare soluzioni sempre più rispettose per l’ambiente e per gli animali, ma a quanto pare nella realtà dei fatti continuano ad esistere indisturbate realtà che anzi, sembrano peggiorare piuttosto che migliorare.

Per quanto riguarda la controversa esistenza degli allevamenti intensivi, si conoscono i motivi per cui questi dovrebbero chiudere quanto prima. Oltre a concetti di fondamentale importanza quali il rispetto e il benessere degli animali, non sarà sconcertante sapere come gli allevamenti intensivi siano anche particolarmente inquinanti.

Se ne parla da anni eppure le manovre effettuate sono state lente e ancora difficilmente applicabili. Intanto però i maltrattamenti sono andati avanti, così come il consumo di acqua e risorse e anche l’inquinamento atmosferico. 

E l’ultima inchiesta di Greenpeace fa ancora più chiarezza sull’eccessiva presenza dannosa degli allevamenti intensivi.

Greenpeace: la nuova inchiesta sugli allevamenti intensivi

Allevamenti, Bovini

Il nuovo report di Greenpeace, oltre a ribadire l’inquinamento che deriva dagli allevamenti intensivi e a denunciarne i maltrattamenti interni, ha attentamente analizzato la questione del denaro stanziato a loro favore.
È stato scoperto come siano ancora ingenti somme di denaro pubblico a sostenere gli allevamenti intensivi, con quelli italiani che solo nel 2020 hanno incassato circa 50mila euro l’uno.

L’85,5% degli allevamenti in questione ha ricevuto i finanziamenti della Politica agricola comune (Pac). Il denaro speso in totale equivale a circa 32 milioni di euro. Eppure la Politica agricola comune europea (Pac) dovrebbe sostenere gli agricoltori e garantire la sicurezza alimentare dell’Europa, non alimentare realtà notoriamente inquinanti e lontane dal rispetto e dall’etica che invece oggi sarebbe necessaria.

Ecco come la nuova inchiesta di Greenpeace dia più l’idea di una realtà sempre più assurda: gli stessi soldi che dovrebbero essere investiti in nome di un’aria più pulita e una salvaguardia maggiore, vengono invece donati a chi contribuisce all’avvelenamento dell’aria, all’uso esagerato di risorse e al danneggiamento dell’ambiente, senza parlare delle modalità violente e indicibili adottate nei confronti di altri esseri viventi.