Amazzonia: limitare la deforestazione coltivando soia nei pascoli
Che la deforestazione in Amazzonia sia un enorme problema è stato denunciato da tempo; si conosce inoltre il lato oscuro e inquinante della coltivazione della soia, ma rivedendo il mondo di coltivazione della pianta, si potrebbe prevenire e limare la deforestazione.
Un nuovo studio intitolato Proteggere la foresta amazzonica e ridurre il riscaldamento globale attraverso l’intensificazione agricola spiega come potere apportare vantaggi non indifferenti sia all’ambiente che all’economia, “semplicemente” rivedendo il modo e i luoghi in cui la soia viene coltivata.
Se il Brasile dovesse decidere di agire così come suggerito dagli esperti, allora la deforestazione potrebbe diminuire e allo stesso tempo anche le emissioni di carbonio verrebbero limitate. Una scoperta che potrebbe davvero cambiare le sorti di un luogo tanto importante come la foresta pluviale che si trova nel Paese, da troppo tempo sfruttata senza alcun rispetto dalla presenza umana e della quale il governo di Bolsonaro ne ha ignorato la salvaguardia.
Soia nei pascoli: la soluzione contro la deforestazione?
Secondo quanto spiegato dagli esperti nello studio poc’anzi nominato, l’espansione della coltivazione della soia in pascoli di bestiame sottoutilizzati rappresenterebbe una delle soluzioni da applicare quanto prima per prevenire la deforestazione ma anche le ingenti emissioni di carbonio. Basti considerare che l’attuale metodo di coltivazione della soia prevede di ripulire nuove foreste per permettere poi di coltivare la pianta. Una pratica come quella suggerita dagli studiosi appare quindi ben più rispettosa e meno dispendiosa. Considerando tra l’altro come il Brasile sia il primo produttore mondiale di soia, diviene chiara la necessità di rivedere la coltivazione della pianta purché sia sempre meno devastante per l’ambiente.
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Non solo, ma il Brasile è anche uno dei principali esportatori di carne bovina al mondo e dunque lo studio non suggerisce altro che un metodo che sia più “circolare”, perché permetterebbe di sfruttare tanti pascoli inutilizzati iniziando così una massiccia produzione di soia senza però ulteriore deforestazione.
Anche perché, avvertono i ricercatori, se il Brasile dovesse continuare con il ritmo attuale, allora sarà necessario fare ancora spazio, tagliando alberi e danneggiando ancor più l’ecosistema. Gli esperti stimano circa 5,7 milioni di ettari (14 milioni di acri) di foresta pluviale amazzonica e savana di Cerrado trasformati in terreni coltivabili nei prossimi 15 anni, continuando con la pratica attuale. Ecco perché rivedere l’agricoltura può essere d’aiuto per salvare l’ambiente, anche se rimangono dei punti di domanda relativi ad esempio all’uso di pesticidi, la perdita di biodiversità e l’esagerata espansione dell’allevamento di bestiame nelle aree boschive.