Anche New York approva il compostaggio umano: un’alternativa sostenibile
Potrebbe sembrare un po’ cupa, ma in realtà è positiva e sostenibile: a New York è stata presa la scelta di legalizzare il compostaggio umano, che prevede di lasciare il corpo senza vita per 30 giorni nel suolo, cosicché si decomponga. È il sesto Stato USA ad adottare tale alternativa “green”.
Il cosiddetto “compostaggio umano”, più propriamente la “riduzione organica naturale” o la “terramazione” prevede che la decomposizione di un cadavere avvenga in terra, mentre il corpo è chiuso in un contenitore per alcune settimane. Un metodo di sepoltura alternativo e molto più ecologico di altri esistenti, che tra l’altro è anche benefico per il terreno.
La pratica è stata appena approvata anche dallo Stato di New York; il provvedimento è stato firmato dalla governatrice dem dell’Empire State, Kathy Hochul confermando New York come il sesto Stato USA a consentire ufficialmente la terramazione. Il primo Stato a legalizzare la “riduzione organica naturale” è stato quello di Washington nel 2019; successivamente, anche Colorado, Oregon, Vermont e California.
Compostaggio umano: tanti pro, ma c’è chi si oppone
Per quanto sia una scelta sostenibile e benefica per il terreno, che tra l’altro evita anche il “Rilascio in atmosfera di circa 1,4 tonnellate di carbonio, che avviene durante la cremazione”, come ha spiegato la fondatrice di Recompose life (agenzia funebre ecologica che per prima al mondo si è occupata di compostaggio umano) Katrina Spade, c’è chi si oppone alla pratica appena consentita dallo Stato di New York.
Sono alcuni uomini di chiesa cattolici a, soprattutto, opporsi a tale scelta, reputata di cattivo gusto e irrispettosa per il defunto. Ad esempio dopo l’ok della California, il gruppo Public Policy Voice della Chiesa cattolica dello Stato aveva diffuso il seguente messaggio:
La terramazione ridurrebbe il corpo umano a un semplice prodotto usa e getta. La pratica di seppellire rispettosamente i corpi o di onorare le ceneri dei defunti è conforme alla norma quasi universale del rispetto e della cura del defunto.
Comunque ormai la terramazione sta avendo sempre più successo e viene applicata conservando innanzitutto il corpo in particolari container riempiti di trucioli di legno, erba medica e paglia e poi per favorirne la decomposizione l’ambiente viene riscaldato (con temperature che superano i 60 gradi). Dopo circa 30 giorni, i resti vengono sparsi in natura, azione che arricchisce il terreno; riportando ancora le spiegazioni di Katrina Spade:
La riduzione organica naturale evita il rilascio in atmosfera di circa 1,4 tonnellate di carbonio, che avviene durante la cremazione. Se poi consideriamo che anche per la sepoltura tradizionale le emissioni di carbonio derivanti dal processo di costruzione e trasporto della bara sono decisamente ingenti, la riduzione organica naturale sembra semplicemente in sintonia con il modo in cui molte persone cercano di condurre le proprie esistenze.
Non sono sostenibile, ma il “compostaggio umano” sarebbe anche la soluzione più pratica e conveniente per le città, dove lo spazio per i cimiteri non è mai assicurato.