Banca dei semi: cosa è e come funziona?
La Terra è abitata da milioni di specie (vegetali, animali, insetti e pesci) la cui biodiversità va preservata. Per quanto riguarda il mondo vegetale, l’uomo sta cercando di preservare quante più specie possibili per evitare l’estinzione. Questo processo è reso possibile dalle Banche dei semi, veri e propri raccoglitori di semente per il futuro della moltitudine delle specii vegetali. Andiamo a scoprire di cosa si tratta.
Nel mondo infatti esistono oltre 1000 banche dei semi (seedsbanks) focalizzate su diversi semi (fiori selvatici, ortaggi, cereali, specie native di diverse regioni del pianeta).
Banca dei semi: quante ne esistono?
In alcune di queste banche selezionano e preservano varietà di cereali, con caratteristiche naturali ben precise e non selezionate in laboratorio dall’uomo. Una delle banche più famose è la Svalbard Global SeedVault che si trova alle isole Svalbard, in Norvegia: contiene al suo interno i campioni di semi provenienti da più di 76 istituti di deposito globali.
L’area in cui sono stoccati i semi si trova ad oltre 100 metri all’interno della montagna e sotto strati di roccia con spessori tra 40 e 60 metri. La particolarità di questa banca dei semi è che si trova a circa 1200 km dal Polo Nord ed è costruita in modo da resistere ad un’eventuale guerra nucleare o ad una catastrofe naturale.
Il Global Crop Diversity Trust, invece, preserva la biodiversità di colture prioritarie a livello globale come: mela, orzo, avena, piselli, patate, riso, fagiolo.
Anche in Italia, a Bari, c’è la banca dei semi dell’Istituto di Bioscienze e Biorisorse, del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR).
Al suo interno sono conservati circa 56.000 campioni di semi (per lo più graminacee e leguminose), con lo scopo di porre maggiore attenzione sulle varietà locali a rischio di estinzione, oltre che ai progenitori selvatici delle piante coltivate.
Banca dei semi: a cosa serve?
Quindi la banca dei semi ha diverse funzioni, oltre a quella di preservare la biodiversità vegetale, permette anche la creazione di una rete per lo scambio e la salvaguardia dei semi e la possibilità di prestito delle sementi che saranno restituiti una volta moltiplicati in un habitat in cui sia necessaria la proliferazione di una specie.