Biocarburanti: futuro green
I biocarburanti sono carburanti che derivano dalle materie prime agricole, dalle biomasse e in generale da materiale biologico. Vengono adoperati come combustibili e carburanti, esattamente come i loro colleghi generati dall’attività minerali fossili, quali benzina e diesel. Sono anche noti come carburanti verdi, vegetali o biocombustibili.
I biocarburanti più rappresentativi sono il bioetanolo e il biodiesel. Il biodiesel à è un sostituto del gasolio ed è in forma liquida, trasparente e di colore ambrato. Si ottiene totalmente dall’olio vegetale, come la colza, girasole e altre sostanze simili. Ha la medesima viscosità del gasolio per autotrazione, i due carburanti possono essere uniti insieme in qualunque proporzione ed utilizzati nei moderni motori diesel. Il bioetanolo (o etanolo) à è un sostituto della benzina e si ottiene per mezzo del processo di fermentazione delle biomasse, cioè dei prodotti agricoli di base zuccherosa (glucidi), come i cereali, le culture zuccherine, le vinacce e gli amidacei. Può essere mescolato alle benzine fino ad un massimo del 20% senza apportare variazioni al motore, o anche neutro nei motori flex.
Carburante organico: materie prime
Come abbiamo visto i biocarburanti sono carburanti di natura agro-energetica, creati per mezzo della lavorazione delle materie prime vegetali, delle biomasse, dal legno ma anche dalle alghe e in generale dalle sostanze organiche di provenienza biologica. I biocarburanti sono considerati energie rinnovabili e a seconda del metodo di produzione della materia prima utilizzata, si distinguono fondamentalmente in due categorie: prima generazione e seconda generazione.
Biocarburanti di prima generazione sono tutti quei biocarburanti prodotti dalle materie prime agricole. Questa categoria ha le stesse facoltà delle risorse e dei fattori produttivi adoperati nella produzione agroalimentare. Hanno una loro valenza nel mercato agroalimentare influenzando l’offerta, riducendola e rialzando i prezzi dei generi agroalimentari.
Biocarburanti di seconda generazione à sono tutti quei biocarburanti provenienti dalle materie organiche non alimentari, pertanto non condizionano la filiera agroalimentare. Prodotti da sostanze vegetali che non fanno parte della catena alimentari, questi non impattano né sull’offerta e nemmeno sul prezzo degli agroalimentari.
Esistono poi i biocarburanti di terza e quarta generazione, provenienti da microrganismi (come microalghe) e da modificazioni genetiche di questi. Tuttavia la loro produzione non è ancora definita a livello commerciale.
L’impatto ambientale dei biocarburanti
I biocarburanti essendo fonti di energia rinnovabili hanno una forte connotazione con l’ambiente in quanto una volta adoperati sono riproducibili nel tempo. Per mantenere in alterata tale facoltà è fondamentale che l’indice di sfruttamento della materia prima sia pari o inferiore al tasso di rigenerazione.
La loro provenienza di natura vegetale, consente all’ambiente di riassorbirli facilmente e ovviamente questo riduce l’impatto ambientale notevolmente rispetto ai normali carburanti. Da uno studio effettuato è emerso che l’uso dei biocarburanti riduce del 70% le emissioni di gas serra dei mezzi di trasporto privato. Se da un lato l’uso di questi combustibili è positivo dall’altro invece, abbiamo un rovescio della medaglia, perché la produzione degli stessi su larga scala, ha conseguenze negative:
- Riducendo la produzione dei generi alimentari
- Incrementando i prezzi della filiera agroalimentare incentivando la fame nel mondo
- Deforestando le terre a scopo energetico
In questo contesto lo sviluppo di tecnologie alternative, come le microalghe, sarebbe di importanza fondamentale. Infatti queste possono essere coltivate anche in terre non arabili e non entrano in competizione con la filiera agroalimentare.