Cambiamenti climatici: le cause scatenanti per La Niña

-
12/05/2023

Secondo uno studio pubblicato su Science Advances, le polveri sottili e il carbonio elementare emessi dagli incendi del 2019-2020 in Australia hanno innescato un meccanismo di feedback che ha creato le condizioni per lo sviluppo di La Niña e la sua permanenza record per 3 anni. Andiamo a scoprire di cosa si tratta.

tropical-cyclone-63124__340

Secondo uno studio pubblicato su Science Advances, è stato possibile definire che sono state create le condizioni ottimali per lo sviluppo del fenomeno oceanico e atmosferico conosciuto come La Niña.

Cambiamenti climatici: quali sono le cause scatenanti

question-mark-2492009__340


Leggi anche: Polveri sottili: produzione e effetti sulla salute

Secondo alcuni ricercatori, i mega-incendi in Australia del 2019 e 2020 possono aver influenzato il clima globale negli ultimi tre anni. Sono state create le condizioni necessarie affinchè si potesse sviluppare La Niña e, cosa piuttosto rara, durasse per tre anni consecutivi.

Questa teoria è sostenuta da un team di ricercatori del National Center for Atmospheric Research statunitense di Boulder, in Colorado.

Secondo i ricercatori, tutto dipende dalle particelle introdotte in atmosfera dai mega-incendi in Australia. Una quantità impressionante, dato che quegli incendi sono stati i peggiori mai registrati nel paese.

Secondo alcune stime, tra 2019 e i primi tre mesi del 2020, le fiamme hanno rilasciato in atmosfera almeno 180 milioni di tonnellate (Mt) di CO2, oltre a 1,7 Mt di polveri sottili PM2.5 e 61mila t di carbonio elementare, una delle componenti dei PM10.

Le conseguenze dei cambiamenti climatici nel mondo

atmosfera

A interagire con il clima globale sarebbero state proprio le polveri sottili. Anche se restano in sospensione per pochi mesi prima di depositarsi al suolo (mentre i gas come la CO2 permangono per decenni o secoli), hanno innescato dei meccanismi di feedback che si sono autoalimentati anche quando le polveri non erano più presenti in aria.

Nel dettaglio, la loro permanenza in atmosfera ha interagito con le nubi, rendendo più piccole, persistenti e luminose le gocce d’acqua in sospensione che le compongono. Con il risultato che una quantità maggiore di radiazione solare è stata riflessa nello spazio. Questo ha creato un’inversione termica, e l’oceano è diventato più freddo in basso, mentre sopra la coltre di nuvole si è creato uno strato di aria calda.

Queste condizioni sono associate allo sviluppo di La Niña.

Secondo gli autori, queste interazioni devono essere tenute in considerazione nei modelli previsionali che analizzano El Niño-Oscillazione Meridionale (ENSO), la teleconnessione atmosferica che oscilla tra una fase calda, El Niño, appunto, che si sta sviluppando proprio in questi mesi e potrebbe portare a nuovi record globali di caldo, e la fase fredda della Niña, influenzando il clima e le precipitazioni in tutto il mondo.