Cambiamenti climatici: qual’è il nesso con l’alluvione in Emilia Romagna?
I cambiamenti climatici portano ad eventi estremi che diventano sempre più frequenti, intensi e pericolosi per la natura e per l’uomo. Qualche giorno fa in Emilia Romagna si sono registrate precipitazioni sopra la media dopo un lungo periodo di siccità. Tutto ciò ha generato un disastro idrogeologico senza eguali. Andiamo a scoprire perchè la crisi climatici è collegata anche a questo tipo di eventi.
La domanda che sorge spontanea è: qual’è il ruolo dei cambiamenti climatici rispetto l’alluvione in Emilia Romagna?
Alluvione Emilia Romagna: cosa è successo
L’impatto del cambiamento climatico sulla natura genera poi questi eventi, che nell’immaginario comune vengono considerati eccezionali, ma in realtà non lo sono poi così tanto.
Per ora il bilancio del disastro ha registrato almeno 9 morti, circa 20mila sfollati, 21 fiumi esondati e città come Faenza, Cesena e Forlì sono in gran parte sott’acqua insieme a molti centri minori. Eventi del genere, potranno diventare molto più frequenti e intensi in futuro secondo l’ONU.
Nonostante il climate change faccia la sua parte, è necessario considerare la conformazione del territorio più colpito, ad esempio, in certe condizioni meteo favorisce l’accumulo di umidità e quindi piogge più consistenti per via di una combinazione tra vicinanza dell’Adriatico e chiusura data dall’Appennino.
La crisi del clima è invece ben esemplificata dal susseguirsi di siccità e precipitazioni decisamente sopra la media. L’alluvione in Emilia Romagna non significa che non ci sia un grave problema di siccità. Al contrario, confermano i rapporti dell’Ipcc e delle principali agenzie internazionali, la crisi climatica moltiplica le situazioni estreme, anche di segno opposto.
Le conseguenze del climate change
Sul territorio interessato dell’alluvione, in Emilia Romagna si è verificata, prima una lunga fase di siccità estrema, poi da inizio maggio due distinti episodi di piogge fuori norma. Sulla zona collinare tra le province di Bologna e Forlì-Cesena ci sono stati accumuli di precipitazioni rilevanti, oltre 200 mm.
Nelle aree più colpite dal maltempo, anche 200-250 mm in meno di 24 ore. Significa che in due settimane quei territori hanno ricevuto le piogge che solitamente scendono in 7-8 mesi. Tra i 400 e i 500 mm contro una media annuale di circa 900 mm.
Questi eventi così estremi dovrebbero ripetersi a distanza di molti decenni, se non di secoli, invece stanno iniziando a ripetersi in continuazione. Questo è un chiaro segnale che la crisi climatici si sta facendo sentire sempre di più.
A moltiplicarne l’impatto è stata anche la siccità, che ha reso il territorio meno capace di assorbire grandi quantità di pioggia, contribuendo ad aumentare ruscellamento, accumulo di acque superficiali e dissesto.
Mauro Rossi del Cnr, spiega:
“L’aumento delle temperature intensifica gli episodi di siccità, inaridisce il suolo e ne modifica la permeabilità in diversi modi. Contemporaneamente, la stessa quantità di acqua, anziché cadere sul territorio in più giorni, scende in un minore arco di tempo, aumentando l’intensità delle precipitazioni. E se la pioggia cade con elevata intensità, come sta avvenendo in questi giorni, il deflusso si amplifica e l’acqua in eccesso defluisce nei versanti e verso i fiumi che rispondono esondando, scavando e modificando il loro alveo”.