Che cos’è il permafrost? Minaccia per la terra

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15/04/2021

Il permafrost è un tipo di terreno perennemente ghiacciato. Si trova sulla terra e sul fondo dell’oceano in aree in cui la temperatura è costantemente sotto zero (Groenlandia, Russia, Alaska, Cina e Europa orientale). A causa del surriscaldamento globale, questo ghiaccio sta iniziando a sciogliersi, minacciando gravemente il pianeta e la salute umana. Scopriamo insieme perché.

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Il permafrost è un terreno tipico delle regioni fredde in cui il suolo è perennemente ghiacciato. Ricopre circa il 25% della superficie terrestre nell’emisfero boreale, per un totale di 23 milioni di km quadrati. Sebbene sia stato considerato un terreno immutabile, i cambiamenti climatici lo stanno mettendo a dura prova. A causa dell’innalzamento della temperatura, dovuto principalmente alle emissioni di gas serra, questo ghiaccio sta iniziando a sciogliersi.

Cos’è il permafrost e perché il suo scioglimento è una minaccia

Esistono due tipologie di permafrost: quello definito circumpolare e quello di montagna. Il permafrost circumpolare è situato a latitudini estreme e ricopre circa il 2% dell’emisfero boreale; il permafrost di montagna è quello che si forma ad altitudini elevate. Lo strato permanente di ghiaccio può avere spessore variabile in funzione delle condizioni climatiche, da qualche metro a qualche centinaia di metri.

La parte superiore a contatto con l’atmosfera viene definita “attiva” ed è solitamente quella che si scongela durante la stagione più calda. Geograficamente si concentra in Groenlandia, Alaska, Canada e Russia, in corrispondenza del sessantesimo parallelo. Qui, nella regione artica, il surriscaldamento globale procede a velocità doppia rispetto alle altre parti del mondo.

Che succede se il permafrost si scioglie?

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Lo scioglimento del permafrost innanzitutto causa emissioni di metano rimasto intrappolato anticamente nello strato di ghiaccio, che si verificano con delle “piccole” esplosioni. I quantitativi di metano emessi possono essere anche molto ingenti, e questo va a peggiorare enormemente la situazione già precaria in cui ci troviamo. Infatti, il metano è un gas serra molto più pericoloso della CO2.

Le acque di fusione del permafrost potrebbero causare negli anni uno sconvolgimento delle temperature dei mari, abbassandone anche la salinità (dal momento che il permafrost è costituito di acqua dolce). Questo causerebbe dei gravissimi squilibri all’ecosistema marino, con conseguente decimazione delle specie animali e vegetali coinvolte. Inoltre, modificherebbe le correnti oceaniche con conseguente sconvolgimento del clima in molte aree del pianeta.

Bisogna anche considerare che nel permafrost sono stati conservati per millenni agenti inquinanti, microrganismi patogeni e virus risalenti anche al Pleistocene. Si stima infatti che il permafrost contenga 1.6 milioni di tonnellate di mercurio tossico, che rientrerebbe nella catena alimentare. Per quanto riguarda i microrganismi patogeni, ricordiamo il caso del ragazzo in Siberia morto di antrace nel 2016: studi successivi hanno scoperto che l’agente patogeno proveniva da una carcassa di renna scongelata.