Cop15: accordo storico, ma è abbastanza?
La Cop15, Conferenza delle Nazioni Unite sulla Biodiversità, si è appena conclusa con un accordo importante che anche il Segretario Generale delle Nazioni Unite, António Guterres, per quanto rimanga critico, ha visto come svolta positiva.
Sono ben 192 i Paesi che si sono riuniti al vertice Cop15 sulla biodiversità di Montreal, iniziato il 7 dicembre e che si è concluso il 19 dicembre 2022. I Paesi sembrano essere riusciti a siglare un accordo dai più definito come “storico”, ed è un passo avanti importante in un momento tanto delicato come quello attuale.
Non a caso il Segretario Generale delle Nazioni Unite, António Guterres, ha definito ciò che è stato deciso durante la Cop15 come un “Patto di pace con la natura”, anche se egli è ed è sempre rimasto critico; come riporta anche il The Guardian, si è in un momento estremamente decisivo e Guterres ha reso chiaro come l’obiettivo di 1,5 gradi sia “Senza fiato”.
Comunque, l’accordo raggiunto dai leader mondiali intenti a trovare modi per salvaguardare la biodiversità, è un dettaglio positivo, che ora dovrà trovare applicazione nel reale.
Ma cosa intende dire Guterres con “I delegati alla conferenza Cop15 delle Nazioni Unite sulla biodiversità a Montreal hanno concordato un nuovo quadro globale sulla biodiversità”?
L’ accordo “storico” raggiunto durante la Cop15
Il summit appena conclusasi sulla biodiversità sembra avere avuto una fine positiva, visto l’accordo che si è raggiunto. I Paesi hanno infatti deciso di porre rimedio alle azione devastanti per l’ambiente e gli esseri viventi, che la specie umana ha messo in atto per troppo tempo.
Il documento finale prende il nome di Kunming-Montreal Global Biodiversity Framework, e definisce gli obiettivi da raggiungere: proteggere terre, oceani e specie limitando l’inquinamento, e trovando rimedi per allentare la crisi climatica.
Lo storico accordo Kunming-Montreal Global Biodiversity Framework, prevede di trasformare il 30% della terre emerse, mari e oceani in aree protette entro il 2030, cosicché si aumenti significativamente il controllo e la tutela del pianeta. Basti pensare che per il momento solo il 17% di terre e il 10% di aree marine sono realmente sotto protezione. Altro scopo essenziale che il documento si prefigge è quello di tentare di ripristinare un altro 30% (e sempre entro il 2030), delle zone che per ora sulla Terra sono ormai riconosciute coe degradate proprio a causa delle attività umane.
Obiettivi di grande importanza e che potrebbero appunto salvare il pianeta dall’attuale situazione, l’importante è che le parole scritte e che i leader hanno giurato di mantenere, divengano azioni concrete.