Energie rinnovabili a rischio: l’Europa dipende dalla Cina
Investire sulle rinnovabili è uno degli step più importanti per non venire meno agli obiettivi climatici, ma l’Europa appare ancora troppo dipendente dalla Cina, che ha praticamente monopolizzato il mercato.
Se cercare di non dipendere più dalla Russia è stata finora una priorità, cadere in un’altra dipendenza con un Paese fatto di sistemi e valori lontani da quegli europei non appare ancora un punto di arrivo soddisfacente.
La Cina infatti domina letteralmente il mercato delle rinnovabili e l’Europa, che è intenta a mettere in atto una tangibile transizione energetica, è nuovamente “incatenata” a un altro Paese per la fornitura di elementi senza i quali le rinnovabili non potrebbero esistere.
L’Europa dipende dalla Cina: perché è un problema
L’Europa investe sulle rinnovabili, ma in maniera poco libera e “rischiosa” perché dipende direttamente da un Paese che ha praticamente monopolizzato il mercato.
Basti pensare che le esportazioni di batterie solari cinesi (sia celle fotovoltaiche che moduli) verso l’Unione europea sono aumentate del 138% a inizio 2022 rispetto a inizio 2021. E intanto l’anno scorso, le esportazioni cinesi nello stesso ambito sono arrivate a superare la cifra dei trenta miliardi di dollari cioè poco meno della cifra totale di tutto il commercio globale relativo al fotovoltaico nello stesso anno (di circa quaranta miliardi).
Il reale rischio del primato cinese è proprio relativo ai rapporti con il Paese che portano a un rischio geopolitico. I governi vogliono investire su energia pulita ma per gran parte degli elementi e dei prodotti devono affidarsi alla Cina, la quale ha investito in maniera minuziosa in tutto il ciclo produttivo e in questo modo i prodotti cinesi diventano molto difficili da sostituire.
E anche l’Europa e gli Stati Uniti volessero allontanarsi dai principali produttori e fornitori di fotovoltaico, la costruzione di impianti per la produzione di pannelli solari, il reperire materiali e l’effettiva costruzione delle batterie col fine di soddisfare la domanda interna sempre più alta del 2030 costerebbe all’Europa 149 miliardi di dollari.
Non avere la propria libertà ma dipendere da altri Paesi per l’energia può rappresentare un problema da più punti vista, ma comunque da quanto riporta anche l’Agenzia internazionale dell’energia (Aie), è quasi sicuro che l’intero mondo si affiderà alla Cina specialmente per elementi di primaria importanza per la produzione di pannelli solari fino almeno al 2025, perché in questi anni il Paese ha creato un mercato e una catena di produzione praticamente imbattibile.