Eolico e alghe marine: la simbiosi perfetta per l’energia verde
Amazon ha investito in North Sea Farm n.1, la prima fattoria algale offshore nel mare del Nord realizzata direttamente tra gli aerogeneratori. Il progetto mira migliorare i metodi di coltivazioni e a studiarne il potenziale nel sequestro della CO2. Andiamo a scoprire come può esistere un sistema integrato di alghe marine e pale eoliche.
Nascerà a largo delle coste dei Paesi Bassi la prima coltivazione commerciale di alghe integrata (a livello spaziale) con l’eolico offshore.
Eolico offshore e alghe marine: il nuovo progetto
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Amazon ha reso noto che nel progetto sta investendo 1.5 milioni di euro attraverso il fondo Right Now Climate Fund. L’iniziativa, guidata dall’organizzazione no-profit North Sea Farmers, ha un doppio obiettivo: da un lato testare e migliorare le tecniche di algocoltura e dall’altro indagare il potenziale algale nel sequestro del carbonio.
North Sea Farm n.1, questo il nome della fattoria galleggiante, sorgerà in maniera disseminata tra alcune turbine eoliche con l’obiettivo di essere completamente operativa entro la fine dell’anno. Parliamo di un’area di 10 ettari che dovrebbe produrre almeno 6.000 chili di biomassa algale nel primo anno. Il consorzio di ricercatori scientifici che sta lavorando al progetto, spera in questo modo di fornire un modello di riferimento per le coltivazioni di alghe offshore nel mondo.
Zak Watts, Direttore della sostenibilità per Amazon Europa, ha commentato:
“Le alghe possono diventare uno strumento cruciale per la rimozione dell’anidride carbonica dall’atmosfera, tuttavia sono ad oggi ancora coltivate su scala relativamente ridotta in Europa. Siamo entusiasti di supportare un progetto come questo in grado di contribuire a una maggiore comprensione delle potenzialità delle alghe nel contrasto al cambiamento climatico”.
Gli obbiettivi del North Sea Farms
L’iniziativa si inserisce nel nuovo trend dell’economia blu europea che vuole queste risorse al centro della futura industria comunitaria. Attualmente, infatti, l’UE è uno dei maggiori importatori di prodotti a base di alghe a livello globale e si prevede che la domanda raggiungerà i 9 miliardi di euro nel 2030, in particolare per la produzione alimentare, cosmetica, farmaceutica e energetica.
Per l’Unione europea portare entro i propri confini la produzione costituisce un passo fondamentale non solo per la competitività economica, ma anche per la transizione energetica.
Lo ha ben spiegato qualche mese fa la Commissione europea in una comunicazione dedicata.
L’allevamento di macroalghe può aiutare a rigenerare l’oceano e i mari rimuovendo i nutrienti che causano l’eutrofizzazione. Ha una bassa impronta di carbonio e ambientale e un potenziale promettente per il sequestro del carbonio. La produzione di microalghe è, invece, una fonte preziosa di composti di carbonio, può trovare applicazioni nel trattamento delle acque reflue e nella mitigazione della CO2 atmosferica.