Flexitariani: un’alimentazione davvero sostenibile?
Che ridurre il consumo di carne sia oggi importante è ormai chiaro ai più, ma non si deve necessariamente diventare vegani o vegetariani per essere più attenti da questo punto di vista. Ecco allora che subentrano i flexitariani, cioè dei “vegetariani flessibili”.
Oggigiorno c’è più consapevolezza rispetto al passato riguardo l’alimentazione e ormai diversi studi hanno dimostrato quanto importante sia ridurre il consumo di carne. Mentre sempre più persone abbandonano una dieta che si appoggi su prodotti di origine animale, non tutti ne rinunciano “completamente”.
Che ridurre il consumo di carne sia oggi importante è ormai chiaro ai più, ma non si deve necessariamente diventare vegani o vegetariani per essere più attenti da questo punto di vista. Ecco allora che subentrano i flexitariani, cioè dei “vegetariani flessibili”.
Sono svariati gli studi, soprattutto i più recenti, che sottolineano l’importanza di diminuire significativamente il consumo di carne. Oltre a questioni “etiche”, l’alimentazione che si basa in maniera significativa sul consumo di prodotti animali è causa di ingente inquinamento.
Basti pensare che circa un terzo di tutte le emissioni di gas serra del pianeta derivano proprio dalla produzione alimentare, e la maggior parte direttamente dall’industria della carne e del settore lattiero-caseario.
Ecco perché, col fine di ridurre il proprio impatto ambientale, si consiglia spesso di limitare quanto più possibile il consumo di carne e latticini. Alle volte “purtroppo” si cade nell’errore di giudicare chi sceglie una dieta vegetariana o vegana, o dall’altra parte si giudica come “nemico” chi invece continua a consumare carne. Atteggiamenti entrambi errati, perché ognuno ha le proprie motivazioni e sceglie per sé, e chi decide di non abbandonare completamente prodotti animali non è una persona “cattiva”.
Tantomeno chi sceglie invece di abbandonare del tutto i prodotti animali, non può essere continuamente soggetto a critiche e pregiudizi. Sicuramente però, e lo dice la scienza, è vero che bisognerebbe stare attenti, quotidianamente, a ciò che si mangia. Per l’ambiente, per la salute, e per combattere contro un’industria figlia del consumismo che per troppo tempo non ha badato alla propria impronta e, inoltre, produce continuamente distribuendo però i prodotti in maniera non equa.
Essere attenti all’alimentazione e mangiare meno carne: i “semi vegetariani”
A novembre è stato pubblicato l’ultimo rapporto dell’Institute for agriculture and trade policy (latp), in cui si palesa come i quindici maggiori produttori mondiali di carne e latticini emettano più metano di interi Paesi come Russia, Canada e Australia. E quello citato non è che uno dei diversi rapporti e studi volti a dimostrare, ancora una volta, le ingenti emissioni dell’industria alimentare.
Per riuscire a fare la propria parte senza rinunciare del tutto al consumo di carne, ci sono molti soggetti che hanno abbracciato il cosiddetto semivegetarianismo. In poche parole si mangia tutto, ma i prodotti di origine animale vengono assunti in maniera molto sporadica.
E così ultimamente si sente molto parlare dei flexitariani, dall’inglese flexible (flessibile) e vegetarian (vegetariano), onnivori che però scelgono un’alimentazione perlopiù vegetariana, ma non abbandonano del tutto le proteine di origine animale. E a quanto pare l’essere flexitariano potrebbe rappresentare un’ottima soluzione oggigiorno, sia per la salute che per l’ambiente, visto che si diminuisce la propria impronta ecologica e, anche, si diviene più consapevoli e sensibili su simili temi.