Foresta dell’Amazzonia: siamo al punto di non ritorno?

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08/09/2022

La continua deforestazione, il consumo di suolo e gli incendi stanno danneggiando irrimediabilmente il polmone verde del Pianeta, tanto che alcune aree potrebbero non rigenerarsi mai più. Dei 9 Paesi su cui si estende l’Amazzonia, solo due vantano buone condizioni forestali. Andiamo a scoprire qual’è la condizione attuale della foresta dell’Amazzonia e per quale motivo potrebbe destare molte preoccupazioni.

Foresta, Amazzonia

Dobbiamo fare di più per tutelare l’Amazzonia. È ciò che emerge con chiarezza dal nuovo studio realizzato dagli scienziati dell’Amazonian Network of Georeferenced Socio-environmental Information insieme alle popolazioni indigene, vere conoscitrici della foresta, raccolte nel Coica (The Coordinator of the Indigenous Organizations of the Amazon Basin).

Foresta dell’Amazzonia: l’emergenza ambientale

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Gran parte della più importante foresta pluviale del Pianeta rischia di essere irrimediabilmente compromesso. E come dichiara anche il titolo dello studio “Amazonia against the clock”ormai è una corsa contro il tempo.

L’emergenza ambientale che colpisce l’Amazzonia e che comprende molti fattori, tra cui in primis la deforestazione, ha portato vaste aree a una distruzione tale che potrebbero non essere mai più in grado di riprendersi. Lo studio parla di una “savanizzazione”: dove c’erano alberi, ora c’è uno scenario simile a quello della savana.

Il polmone verde del Pianeta si estende su nove Paesi sudamericani ma solo due di loro, Suriname e Guyana francese, possono vantare di avere all’interno dei loro confini oltre il 50% di foresta ancora intatta. Il 90% della devastazione amazzonica si concentra invece in Brasile e Bolivia.

Tra i continui allarmi riguardanti la preziosa foresta pluviale, c’è anche quello che riguarda gli incendi: agosto 2022 è stato, nell’ultimo decennio, quello in cui sono stati appiccati più roghi.

La situazione attuale dell’emergenza: cosa ci dice lo studio

Incendi

Gli autori dello studio incitano dunque a prendere provvedimenti urgenti per fermare, entro il 2025, la distruzione dell’Amazzonia e per tutelare le popolazioni indigene, custodi della foresta:

Josè Gregorio Diaz Mirabal, cordinatore generale del Coica, spiega:

“Esiste una correlazione diretta tra la distruzione della nostra casa e gli omicidi dei leader indigeni, i difensori dei nostri territori. Abbiamo confermato che il riconoscimento dei diritti dei popoli indigeni del bacino amazzonico è una soluzione urgente per salvaguardare l’80% dell’Amazzonia. Dobbiamo agire tutti insieme, e dobbiamo farlo prima del 2025”

Il governo brasiliano guidato da Bolsonaro, purtroppo, negli ultimi anni ha consentito un grande incremento della deforestazione. L’agricoltura è la principale responsabile della deforestazione: causa infatti l’84% delle perdite. A seguire si trovano le aree occupate dalle miniere (17%) e dai blocchi di esplorazione petrolifera (9.3%). Solo nei primi sei mesi del 2022 è stata rasa al suolo un’area pari a tre volte la superficie di Roma.