Fotosintesi Clorofilliana: cos’è e come funziona

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25/04/2021

La fotosintesi clorofilliana è il processo biochimico che sta alla base della sopravvivenza delle piante: mediante questo fenomeno infatti la luce solare viene catturata attraverso la clorofilla e trasformata in energia chimica, indispensabile per sintetizzare le molecole di glucosio e liberare ossigeno. Vediamo più nel dettaglio come funziona.

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La fotosintesi clorofilliana è un processo d’importanza fondamentale, non solo per la sopravvivenza delle piante ma anche per la nostra stessa vita. Come vedremo tra poco infatti, mediante questo fenomeno viene liberato ossigeno a partire dall’anidride carbonica presente nell’atmosfera. Ma come funziona nel dettaglio?

Fotosintesi Clorofilliana: spiegazione del processo

La fotosintesi clorofilliana è un processo biochimico: per comprendere quindi il suo meccanismo bisogna osservare la formula chimica che esplica questo fenomeno.

6 CO2 + 6 H2O → C6H12O6 + 6 O2  

6 molecole di anidride carbonica + 6 molecole di acqua = 1 molecola di glucosio + 6 molecole di ossigeno.

Come appare evidente leggendo la formula chimica della fotosintesi clorofilliana, le piante durante questo processo assorbono sei molecole di anidride carbonica e sei molecole di acqua e le trasformano in una molecola di glucosio e in altre sei molecole di ossigeno. 

Fotosintesi Clorofilliana: il glucosio

Il glucosio è fondamentale perché permette di sintetizzare le molecole ad alto contenuto energetico e liberare quindi l’energia necessaria per il processo metabolico. In sostanza, quindi, le piante riescono a rimanere in vita grazie alla fotosintesi clorofilliana perché riescono con questo processo ad ottenere il glucosio, indispensabile per la loro sopravvivenza.


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Se quindi come vedremo tra poco l’ossigeno è indispensabile per la nostra esistenza, il glucosio lo è per la sopravvivenza delle piante che ne traggono il nutrimento necessario.

Fotosintesi Clorofilliana: l’ossigeno

La fotosintesi clorofilliana è anche indispensabile perché permette di liberare ossigeno nell’atmosfera. Questo avviene attraverso gli stromi delle foglie. Le piante prelevano quindi anidride carbonica e la trasformano in ossigeno, il quale è indispensabile per la nostra stessa sopravvivenza.

Per questo motivo la deforestazione e la progressiva riduzione dei polmoni verdi del nostro pianeta suscitano allarmismi. Se sulla faccia della terra dovessero scomparire tutte le piante, per noi sarebbe impossibile sopravvivere.

La fotosintesi clorofilliana è un processo fondamentale per la nostra stessa esistenza e per quella di tutti gli animali. Abbiamo tutti bisogno di respirare ossigeno per riuscire a sopravvivere e se non ci fossero le piante sarebbe per noi impossibile la vita stessa.

Schema e fasi del processo

Il processo della fotosintesi clorofilliana avviene in 2 fasi, ognuna delle quali è fondamentale per la sua riuscita:

  • Fase luminosa: una catena di trasporto degli elettroni sfrutta la luce per produrre energia sotto forma di ATP;
  • Fase oscura (ciclo di Calvin): nello stroma del cloroplasto avviene la trasformazione del carbonio inorganico (presente nell’anidride carbonica) in molecole di carbonio organico (glucosio).

La fase luminosa, per poter avvenire, richiede necessariamente la presenza di una fonte luminosa e quindi di sole. Attraverso la clorofilla viene assorbita la luce solare e quindi prodotta energia utile per la pianta. La fase oscura, invece, avviene sempre perché non richiede luce.

Fotosintesi clorofilliana: perché è essenziale

La fotosintesi clorofilliana è uno di quei processi essenziali per la sopravvivenza della vita sulla Terra. E’ infatti mediante questo processo che le piante riescono a trarre nutrimento e sopravvivere, ma non solo. Senza la fotosintesi clorofilliana le piante non assorbirebbero l’anidride carbonica presente nell’atmosfera e soprattutto non produrrebbero ossigeno (indispensabile per la nostra stessa esistenza).

L’anidride carbonica è un grande problema al giorno d’oggi perché presente in grandi quantità nell’atmosfera per via degli inquinanti delle industrie. Le piante permettono di ridurre sensibilmente la presenza di anidride carbonica nell’aria e di trasformarla in ossigeno. E’ per questo motivo che l’allarme lanciato dagli ambientalisti deve oggi essere preso sul serio. Se continuiamo a distruggere il pianeta e la vegetazione che rappresenta il polmone verde della Terra rischiamo di non avere più ossigeno per respirare.

Stiamo continuando ad aumentare la produzione di anidride carbonica peggiorando la situazione dell’inquinamento atmosferico e contemporaneamente stiamo portando avanti politiche di disboscamento. Se continuiamo di questo passo, in futuro non avremo più l’elemento indispensabili per la nostra stessa esistenza: l’ossigeno.

Fase oscura: perché non tenere le piante in camera da letto?

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La prima fase della fotosintesi clorofilliana può avvenire solamente di giorno perché le piante necessitano della luce solare. Durante la notte invece il processo si inverte e invece di assorbire l’anidride carbonica ed espellere ossigeno, le piante assorbono ossigeno espellendo l’anidride carbonica in eccesso.

Questo è il motivo per cui viene sempre sconsigliato di tenere delle piante in camera da letto. Se infatti le collochiamo in questa stanza, potrebbero sottrarre ossigeno durante la notte e quindi noi ne avremmo meno a disposizione.

Fotosintesi clorofilliana: recenti scoperte

Negli ultimi anni sono numerosi gli studi fatti sulla fotosintesi. I ricercatori di biologia sintetica hanno esplorato a fondo l’argomento, facendo esperimenti e studi accurati. Le ultime ricerche hanno come protagonista una lumaca di mare, simile ad una foglia, che pare nutrirsi della luce del sole. Essa mantiene il suo colore mangiando alghe e replicando i suoi geni fotosintetici.

L’animale di conseguenza si affida alla luce del sole per la sua nutrizione. Per quanto riguarda l’utilizzo dell’energia solare, gli uomini muovendosi, richiedono un’alimentazione consistente. Le piante invece conservano il loro lento e costante nutrimento di “succo solare” restando immobili. Grazie a questa lumaca, si è scoperto che dal punto di vista biologico e genetico la differenza non è poi così tanta, se è possibile che un animale rubi la fotosintesi a una pianta.

Procedendo con le ricerche nella biologia sintetica, pare che questi esseri marini, non siano l’unico essere del regno animale a farlo. C’è un’afide che pare assorbire l’energia solare attraverso i carotenoidi, dei pigmenti. Mano a mano che gli studi procedono si scoprono diversi animali che sono in qualche modo in grado di replicare la fotosintesi: il corallo, la salamandra maculata e altri.

Le lumache però sono le uniche a non avere intermediari e a fare la fotosintesi clorofilliana per conto loro, mangiando cloroplasti e ricoprendo con essi le pareti del loro apparato digerente.