Fulmine in bottiglia? È possibile e può essere usato come fertilizzante

-
13/11/2022

I fulmini contribuiscono a modo loro alla crescita delle piante. Ma in che modo? E come può essere sfruttato questo fenomeno atmosferico in agricoltura? Vediamo insieme.

fulmini

Non tutti sanno che i fulmini contribuiscono alla crescita delle piante. Ma in che modo? Questo fenomeno atmosferico è in grado di trasformare l’azoto molecolare in azoto nitrico. Quest’ultimo viene usato dalle piante, che, una volta prelevato grazie alle radici, lo trasformano in azoto organico per formare le proteine necessarie alla costruzione dei loro tessuto.

In seguito, alcuni batteri si occupano di diffonderlo nuovamente nell’atmosfera sotto forma di azoto molecolare, in modo tale che il ciclo si ripeta.

Un progetto condotto da Auburn, in Australia, ha provato a replicare il processo creando una sorta di “fulmine in bottiglia”. Vediamo insieme di cosa si tratta e perché potrebbe essere molto importante per l’agricoltura.

Fulmine in bottiglia: come funziona

Fulmini

Il test scientifico è nato grazie all’utilizzo di una nuova tecnologia conosciuta come “unità al plasma non termico”, che agisce proprio come un fulmine controllato (o un saldatore ad arco).

Lo scopo del ricercatore Greg Butler è quello di comprendere se si può replicare efficacemente il processo di creazione naturale dei nitrati che avviene durante i temporali. Per rendere ciò possibile, ha ideato un sistema in cui l’aria veniva forzata in un contenitore d’acqua utilizzando un compressore.

Immaginate di mettere un saldatore ad arco in un bicchiere d’acqua e poi spruzzare tutto nell’aria: è lo stesso comportamento di un fulmine, ma controllato.

L’unità al plasma non termico rompe le forme molecolari dell’azoto e dell’ossigeno nell’aria e le riforma come ossido nitrico disciolto nell’acqua:

Da lì, raccogliamo quell’azoto in un liquido e lo spruzziamo attraverso il sistema di fertirrigazione.

Per fertirrigazione si intende il processo di erogazione di fertilizzante disciolto alle colture tramite un sistema di irrigazione. Michael Paxton, il responsabile del vigneto australiano che ha ospitato il test, disponeva già di un sistema di fertirrigazione, e lo ha sfruttato per la prima volta ricavando azoto dall’aria.