Gas Russo, come sostituirlo: Il piano di Eni
La situazione di forte instabilità che ci accompagna in questi ultimi mesi è dovuta soprattutto al fatto che gli accordi commerciali con la Russia nel settore energetico stanno inevitabilmente per essere sostituiti con qualche strategia adatta. Vediamo come il piano di sicurezza energetica nazionale , che prevede come soggetto attuatore l’Eni , potrebbe sistemare le cose.
Il piano energetico
Il piano , anche chiamato “Piano per l’Energia e il Clima 2030” , progettato dal ministero dello sviluppo economico , Giancarlo Giorgetti , prevede delle soluzioni interessanti per ristabilire la situazione energetica. Diverse istituzioni , come il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio con l’amministratore delegato di Eni , Claudio Descalzi , grazie a dei viaggi mirati in Nord Africa e in Medio Oriente stanno cercando la via più sicura per convertire l’approvvigionamento energetico per il futuro prossimo.
Lo scopo del piano di Energia sarebbe porre fine alla dipendenza del gas russo nei prossimi anni, infatti , andando a reperire nuove forniture che coprano almeno la metà dei 29 miliardi di metri cubi provenienti dai giacimenti in Russia, per il 2023 la situazione già dovrebbe migliorare. Questa mossa risulta essere una vera e propria “sterzata” geopolitica .
Il gas usato in Italia è in gran parte coperto dalle forniture di Eni , mentre quasi tutto il gas russo copre circa il 40% del fabbisogno e risale a contratti di fornitura energetica risalenti agli anni 70.
Luigi di Maio specifica :“In due mesi riusciremo a dimezzare la dipendenza dal gas russo: non saremo più soggetti ad eventuali nuovi ricatti” e prosegue “L’Italia sta costruendo nuove partnership, in particolare con Algeria, Angola, Qatar e Congo: in questi Paesi abbiamo la disponibilità delle autorità locali ad aumentare le quantità di gas che importiamo”.
Purtroppo le incertezze dello scenario internazionale sono molte e che le materie prime diventeranno sempre più preziose,oltre questo , possiamo anche dire che ci sono dei vincoli tecnico -strutturali : la maggiorparte del gas italiano arriva via tubo come specifica Massimo Nicolazzi , ex manager Eni .
Descalzi (Ad Eni group) è stato chiamato a condurre le trattative per la sua esperienza e per le sue conoscenze con i leader dei paesi Opec. La prima missione utile è stata quella ad Algeri , per poi proseguire in Qatar, in Angola e in Congo . La richiesta principale ai tavoli di negoziazione è stata di aumentare la fornitura di metano all’Italia.
Il tubo greenstream e la situazione in Nord Africa
Grazie ad una licenza ottenuta di recente , il gas Eni verrà sviluppato in Algeria , così facendo , quando il gas riaffiorirà , si potrà spedire in parte in Italia . Oltre le trattative in Algeria , verranno svolte negoziazioni anche il Qatar e in Egitto , zone molto prolifiche , nelle quali Eni produce molto , ma più per il fabbisogno interno al paese.
Per quanto riguarda la zona Angola-Congo, la trattativa ha portato ad un risultato interessante, infatti sono previsti due impianti di liquefazione che potrebbero produrre fino a 2 milioni di tonnellate l’anno e che nel 2023 potrebbero risultare utili al fabbisogno energetico italiano. Oltre il canale in Angola e in Congo , ci sarebbero da avviare anche le produzioni in Libia , dove già erano presenti degli accordi , ma a causa della guerra civile la capacità del tubo GreenStream si è dimezzata , conclude così Mario Draghi in una chiamata al presidente del Congo .
I contratti Eni e la produzione interna
Una volta illustrate le trattative e le possibilità del piano energetico andiamo a considerare anche la produzione italiana di gas e fonti energetiche , infatti il governo punta a raddoppiare in tempi brevi la produzione interna che ora si aggira intorno ai 3,3 miliardi di metri cubi. Un’altra mossa interessante è quella di sospendere i nuovi contratti di approvvigionamento di greggio o prodotti petroliferi con la Russia, oltre che revisionare e valutare i vecchi contratti pluriennali.
L’azienda Eni prevede di sostituire le quote del gas proveniente dalla Russia ricorrendo al mercato internazionale, grazie al fatto che esiste un’ampia flessibilità di lavorazione delle raffinerie Eni e moltissime qualità di greggi lavorati. La società a detta di Descalzi sta operando e opererà in Russia nel pieno rispetto delle decisioni prese a livello istituzionale , nazionale e europeo.
Il dilemma dei rincari Eni e Gazprom
I prezzi di gas e greggio hanno raggiunto le stelle sui listini di borsa portando la possibilità di ricarichi sui compratori italiani praticamente vicino allo zero. I contratti Eni e Gazprom si fondano proprio sulla differenza dei prezzi di listino e i prezzi di vendità. Eni , nel bilancio 2021 , guadagna molto dalla vendita di gas e olio di produzione interna (circa 4,7 miliardi) , ma per quanto riguarda l’intermediazione di gas all’ingrosso , il bilancio è di circa 169 milioni.
Poter sostituire per sempre il gas russo di Gazprom con quelli di Eni ,dal punto di vista finanziario e strategico potrebbe essere un affare. Questo è uno degli obbiettivi del “piano per l’energia e il clima 2030” che sicuramente porterà delle agevolazioni al paese e a tutti i cittadini italiani.
Cosa ne pensi del Piano Energetico?