I 6 elementi della coltivazione della pianta di cannabis

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02/03/2020

La coltivazione di una pianta di cannabis, sebbene non particolarmente complicata, è considerabile un’arte, poiché dipende da una molteplicità di fattori, di esigenze, richiede cure ed attenzione e, infine, una certa sensibilità, per giungere al risultato ricercato. Sarebbe a dire: per quanto con determinate accortezze è semplice riuscire a far crescere e fiorire la propria pianta di cannabis sia con semi regolari che, soprattutto, con le nuove varietà, per soddisfare appieno le proprie aspettative ed i propri ideali è sicuramente necessario un certo grado di esperienza e di occhio “clinico”.

In Italia, le piante di cannabis che possono essere coltivate sono quelle con una concentrazione di THC minore dello 0,2%, ai sensi del Regolamento Europeo 1307/2013. Per questo motivo, i semi di cannabis che generino piante con concentrazione maggiore sono venduti, dai grow shop e da siti specializzati sui semi di marijuana come Sensoryseeds.it, esclusivamente come semi da collezione, per la conservazione della genetica. Per questi semi, che contengono THC maggiore del limite indicato, la coltivazione è vietata, anche se di recente vi è stata una pronuncia della Cassazione che sembra ammettere la coltivazione per uso personale.

Come iniziare?

Il primo passo è sicuramente quello di valutare il tipo di spazio che si è in grado di riservare alla pianta, quindi se si preferisce una coltivazione outdoor o indoor. Dopodiché, sulla base della precedente considerazione, selezionare la varietà di seme più adatta alla propria esperienza ed, infine, scegliere la specie di marijuana preferita tra Indica, Sativa, Ruderalis e il vasto assortimento di ibridi creati dalla combinazione di queste.

Ognuna di queste scelte avrà delle conseguenze sulla necessità o meno di conservare i semi per attendere il momento migliore per la semina, sul tipo di attrezzatura adatti per la coltivazione e per il metodo più efficace da utilizzare.

A prescindere dalle differenze tecniche sopra accennate, ci sono una serie di elementi naturali da tenere sotto controllo per ognuno dei tipi di pianta, a parte in alcuni casi le piante autofiorenti, che si intende coltivare affinché sia garantito un buon rendimento in termini di fioritura della stessa. I fattori che maggiormente influiscono sulle possibilità di avere una pianta sana, con una fioritura ricca e soddisfacente sono, principalmente: la luce, l’umidità, il Ph dell’acqua, il tipo di terreno e i suoi nutrienti e l’aria.

Terra, acqua e cibo

Tipo di terreno, nutrienti ed Ph dell’acqua sono tra loro correlati e rivestono un ruolo fondamentale in tutte le fasi della coltivazione della pianta di cannabis, dalla germinazione, se si sceglie di farla direttamente nel terreno, alla fioritura.

Occorre considerare che la pianta di marijuana ha una radice a fittone, che penetra in profondità. Per questo motivo è consigliabile un tipo di terreno leggero, permeabile, che permetta ad acqua e nutrienti di giungere più a fondo possibile. A questo tipo di terreno è possibile aggiungere dei nutrienti quando necessario. Molto usato è il compost di tè, ma si può far ricorso anche ad altri tipi di miscele casalinghe.

Al fine di non disperdere ed anzi ottimizzare l’assorbimento delle sostanze nutritive è buona regola mantenere un’irrigazione della pianta con acqua dal Ph costante e molto simile al Ph della radice, perché una grande differenza potrebbe causare un mal assorbimento, ostacolando la crescita della pianta. E’ possibile regolare il Ph utilizzando un metro apposito e delle soluzioni che alzino od abbassino il Ph.

Come abbiamo detto, il seme può essere direttamente inserito nel terreno per giungere a germinazione e anzi questo è particolarmente consigliato per le piante autofiorenti a crescita rapida. Si consiglia infatti di piantarli direttamente in un vaso grande, adatto per la pianta matura, in modo tale da evitare travasi. Le piante autofiorenti a crescita rapida saltando la fase vegetativa, sono molto delicate in crescita e quindi un travaso può portare ad uno stress tale da prevenire la fioritura.

Tuttavia, ci sono altri modi per far germinare il seme di cannabis. Uno molto utilizzato è quello di posare il seme su un tovagliolo imbevuto d’acqua, chiudere il tutto in un sacchetto, da mettere in un luogo buio e asciutto. In questo modo l’umidità sarà costante e non eccessiva. C’è poi chi mette il seme in acqua e appena vedere la radice a fittone, lo trasporta in terreno. Ancora, si possono utilizzare degli starter.

Chi, però, vuole eliminare la preoccupazione del terreno perché non si sente abbastanza con il pollice verde, può optare per le piante idroponiche, aeroponiche.

Luce, aria e umidità – Indoor e outdoor

Gli altri tre elementi, luce, aria e l’umidità, acquisiscono importanza principalmente nelle fasi successive alla germinazione, cioè nelle fasi vegetative e di fioritura. In questo contesto, poi, viene anche in rilievo la scelta dell’ambiente in cui far crescere la pianta, indoor o outdoor.

Nel caso in cui la pianta sia coltivata all’aria aperta la cosa a cui stare più attenti è, sicuramente, la luce. A parte le piante nate da semi di cannabis autofiorenti, che non sono fotosensibili e non dipendono dal fotoperiodo, in tutti gli altri casi nella fase vegetativa la pianta di marijuana ha bisogno di un ciclo di luce di almeno 12 ore. Questo chiaramente significa che i semi dovranno essere piantati in un periodo, quello primaverile od estivo, in cui le piante possano avere luce diretta per molte ore e almeno otto di buio. Al momento della fioritura sono necessarie meno ore di luce, per cui fine estate/autunno sono molto adatti per la raccolta.

Nella coltivazione indoor, invece, la luce è artificiale, solitamente con lampade a LED o quelle fluorescenti compatte, ed è quindi mansione del coltivatore quello di regolare il ciclo di luce/buio. Il calore della lampadina, poi, riscalderà anche l’ambiente.

La pianta di marijuana, poi, ha bisogno costantemente di aria fresca e sarà molto facile accontentarle in caso di coltivazione outdoor, dove potrà godere, presumibilmente, di una brezza costante ad accarezzare le foglie. Diversamente, quando si coltiva in casa sarà necessario un qualche tipo di sistema di areazione, come ad esempio una ventola.

Infine, per quanto riguarda l’umidità, essa è importante da controllare soprattutto per la fase della fioritura, in quanto un grado di umidità troppo alta può portare allaformazioni di funghi e muffe, rovinando l’infiorescenza. Se, in questo caso, è più facile per chi coltiva indoor controllare questo dato, nella coltivazione outdoor si consiglia di mettere la pianta di cannabis vicino ad altre piante, così che ci sia un’influenza reciproca positiva per la regolazione dell’umidità.

Le alternative: più facile, poco spazio

Come abbiamo detto, alcuni di questi elementi non sono fondamentali in caso di piante da seme autofiorente. In particolare la pianta autofiorente prescinde dal ciclo di 12 ore di luce e non le ore di luce crescente e calanti non hanno alcun tipo di effetto sulla sua crescita. Possono perciò crescere in ogni stagione dell’anno. L’indipendenza dal fotoperiodo si capisce considerando che la pianta autofiorente è in parte discendente dalla pianta del tipo Ruderalis, che ha il suo habitat naturale in Siberia, dove le ore di luce sono poche.

Altre opzioni di coltivazioni che si sono sviluppate per ovviare al problema dello spazio e di una fioritura poco concentrata sono il SOG (Sea of Green) e lo ScrOG (Screen of Green), in quanto esse massimizzano la resa di una per metro quadro.

Con il primo metodo ci si assicura che la pianta assuma una forma allungata, con una buona probabilità che nasca una sola infiorescenza, ma molto grande e potente.

Lo ScrOG viene effettuato molto spesso mettendo una rete sopra le piante, in modo tale che esse non crescano tanto in altezza, quanto piuttosto il larghezza. Si avranno quindi una vegetazione bassa e cespugliosa, con infiorescenze diffuse.

Ho scelto. Ora cosa faccio?

Come si può notare, ce n’è davvero per tutti i gusti e le esigenze di spazio, di tempo e di attenzione. Per trovare il seme, anche da collezione, che più si addice ad ognuno di noi è possibile rivolgersi ai growshop. Tuttavia, per avere una maggiore scelta e maggiori competenze, molti ormai preferiscono comprare su internet. Nella varietà di siti che si occupano della vendita online di prodotti derivati dalla cannabis, la scelta migliore è sicuramente quella di rivolgersi a siti specializzati sui semi di cannabis come Sensoryseed. In questi siti, infatti, c’è una maggiore attenzione alla qualità, perché non viene venduta una moltitudine di prodotti, affidandosi alla notorietà dei marchi, ma l’expertise è concentrato sui semi di cannabis, anche da collezione, assicurando, quindi, maggiore attenzione al prodotto.