Il piano dell’Indonesia per raggiungere zero emissioni
L’Indonesia è uno dei principali utilizzatori di combustibili fossili e per raggiungere zero emissioni la nazione ha appena firmato un accordo da 20 miliardi di dollari.
In un momento di emergenza climatica come quello attuale, di primaria importanza è che i Paesi più inquinanti possano intraprendere strade che garantiscano un maggiore rispetto ambientale.
Proprio a ridosso della fine della Cop27, uno dei maggiori utilizzatori di combustibili fossili al mondo, appunto l’Indonesia, ha promesso si impegnerà per un serio processo di “decarbonizzazione”. Per farlo, il Paese riceverà ingenti aiuti economi, come prevede un nuovo accordo firmato da diversi Paesi che hanno disponibilità di investire denaro quali Stati Uniti e Cina.
La nuoca strada “green” dell’Indonesia
È stato Joko Widodo, presidente dell’Indonesia, ad annunciare lo scorso 15 novembre un nuovo accordo internazionale, cui obiettivo è allontanare sempre più il Paese dall’esigenza di dannosi e inquinanti combustibili. L’accordo prende il nome Just Energy Transition Partnership ( jetp ) ed è stato mediato da America e Giappone con altri sette paesi.
Il Jept prevede di assicurare all’Indonesia fino a 20 miliardi di dollari di finanziamenti pubblici e privati dall’estero così da assicurare il Parse possa effettuare una reale transizione ecologica, passando dall’energia “sporca” a quella “pulita”.
Tra i diversi punti che il Just Energy Transition Partnership prevede, si trovano azioni mirate per raggiungere scopi di vitale importanza per la salute del pianeta intero. Innanzitutto lo scopo dell’Indonesia è, entro il 2050, raggiungere l’azzeramento delle emissioni nette di gas a effetto serra dal settore energetico. Ciò vuol dire che il Paese ha anticipato il suo obiettivo di circa dieci anni rispetto a quanto deciso precedentemente, evitando anche possa essere raggiunto un preoccupante picco di emissioni nel 2030.
Intanto l’Indonesia, anche grazie all’ingente somma di cui disporrà, potrà continuare a investire sulle energie rinnovabili, puntando ad arrivare a oltre un terzo di tutta la produzione di energia grazie a fonti rinnovabili entro il 2030.
Per quanto riguarda il modo in cui i progetti verranno finanziati, i donatori investiranno 10 miliardi di dollari entro cinque anni utilizzando un mix di garanzie, prestiti agevolati, sovvenzioni e altri strumenti finanziari. Le banche che si occupano della gestione e del transito del denaro sono interne alla Glasgow Financial Alliance for Net Zero, gruppo focalizzato sul clima.