Il vortice di plastica nell’oceano pacifico : qual’è la causa principale?
Uno studio ha analizzato 573 chili di detriti raccolti nell’arco di sei mesi, cercando di risalire alla loro origine. I rifuti sono stati campionati direttamente dall’isola di plastica a largo dell’oceano pacifico. Andiamo a scoprire quali sono le cause che hanno portato a questo fenomeno dannoso per l’ambiente.
Il vortice subtropicale del Nord del Pacifico, una gigantesca corrente oceanica a forma di vortice che copre un’area di oltre 30 milioni di chilometri quadrati, è diventato negli ultimi decenni una gigantesca isola di plastica.
Isola di plastica: cosa è?
Decine di migliaia di tonnellate di rifiuti plastici sono dispersi su un’area grande milioni di chilometri, nota come Great pacific garbage patch, la grande isola di rifiuti, grande a seconda delle stime quanto la Penisola iberica o addirittura quanto gli Stati Uniti d’America.
Da dove arriva, tutta questa plastica che sta devastando l’oceano, creando danni incredibili all’ecosistema marino e costiero? In buona parte dalla pesca.
Isola di plastica: quali sono le cause?
Una ricerca pubblicata su Scientific Reports e coordinata dall’organizzazione no-profit The Ocean Cleanup, ha analizzato 573 chili di detriti (derivanti da oltre 6mila frammenti superiori ai cinque centimetri di dimensioni) raccolti tra il giugno e il novembre 2019 nell’enorme isola di plastica.
I rifiuti sono stati catalogati, contati, pesati e analizzati per cercare di capire l’origine e l’età. I risultati, uniti con delle simulazioni numeriche e i dati di altre missioni oceanografiche, hanno mostrato come la maggior parte del materiale deriva dalla pesca.
In particolare, il 26% dei frammenti è costituito da attrezzatura da pesca (trappole, confezioni per il pesce). Salvagenti e boe rappresentano invece solo il 3 per cento degli oggetti presenti, ma costituiscono il 21% della massa totale.
In generale, secondo i ricercatori la probabilità che un rifiuto derivi da attività di pesca è dieci volte superiore a quella che arrivi da attività fatte in terraferma. Per 232 detriti è stato possibile risalire al paese d’origine: il 34% arrivava dal Giappone, il 32% dalla Cina, il 10% dalla Corea del Sud, il 6% dagli Stati Uniti.