Inquinamento: il rischio per la salute dell’uomo

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08/12/2022

L’Agenzia europea per l’ambiente attesta che il nostro Paese è tra i peggiori per quanto riguarda i decessi legati alle emissioni di PM2.5, NO2 e O3, che contaminano l’aria che respiriamo. In Italia si sono verificate un quarto delle morti premature riconducibili all’inquinamento di tutta Europa. Andiamo a scoprire i dati preoccupanti riguardo l’inquinamento e le morti correlate ad esso.

Inquinamento
Le cattive notizie arrivano dall’Agenzia europea per l’ambiente, EEA, non finiscono qui: solo nel 2020 nel nostro Paese si sarebbero verificati circa 70.000 decessi prematuri riconducibili ad alti livelli d’inquinamento nell’aria. 

Inquinamento in Italia: dove si trova il problema

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In particolare, in Italia non staremmo facendo abbastanza per contenere, entro i limiti raccomandati dall’Oms, i livelli di PM2.5, di biossido di azoto (NO2) e di ozono (O3), i tre principali inquinanti analizzati dalla EEA.

Ad esempio, siamo terzi dopo Austria e Spagna per numero di ricoveri ospedalieri di cittadini over 65 con malattie respiratorie attribuibili alle emissioni di O3. Inoltre, delle circa 311mila persone decedute prematuramente in tutta Europa nel 2020 a causa dei tre agenti inquinanti al centro dello studio, quasi 70.000, più di un quarto del totale, si troverebbero proprio in Italia. Siamo, purtroppo, primi in assoluto per quanto riguarda le morti da PM 2.5 e da O3, e secondi per quelle riconducibili all’NO2.

Nonostante le morti siano ancora altissime, a partire dal 2005, però, si sarebbero costantemente ridotte grazie agli impegni assunti dai Paesi membri. A causare ancora oggi livelli insostenibili di inquinamento sono le attività umane che ben conosciamo, come ricorda la EEA.

Quali sono le cause principali delle morti premature in Italia

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Il consumo energetico residenziale, commerciale e istituzionale è stato la principale fonte di emissioni di particolato nel 2020. Anche l’industria manifatturiera ed estrattiva è stata una fonte significativa, mentre l’agricoltura è stata una fonte altrettanto importante di emissioni di PM10. Tra il 2005 e il 2020, le emissioni di particolato, PM10 e PM2.5, sono diminuite rispettivamente del 30% e del 32%.

L’agricoltura, e in particolare gli allevamenti intensivi, hanno poi un fortissimo impatto sui livelli di ammoniaca e di metano: nel 2020 il settore è stato responsabile rispettivamente del 94% e del 56% delle emissioni totali europee.

L’obiettivo “emissioni zero” è prioritario sia per la salute dell’ambiente che per quella delle persone: respirare costantemente aria inquinata ci espone infatti al rischio di incorrere in malattie respiratorie e cardiovascolari. Ma non solo: sempre secondo la EEA, almeno l’1% dei casi di cancro in Europa sarebbe dovuto proprio all’inquinamento atmosferico.