Inquinamento: l’UE vuole chiudere le aziende nel Nord Italia? La “rivolta”
L’Italia e le Regioni del Nord si oppongono alla nuova direttiva europea sulla qualità dell’aria, sostenendo che le richieste siano irragionevoli e avrebbero conseguenze drammatiche sull’economia e sull’agricoltura. Tuttavia, gli operatori della sanità pubblica mettono in guardia sull’importanza di affrontare l’inquinamento per la salute delle persone e il benessere del pianeta.
Il governo italiano e le Regioni del Nord hanno espresso il loro forte dissenso nei confronti della nuova direttiva dell’Unione europea sulla qualità dell’aria.
Durante incontri a Bruxelles, il presidente della Lombardia, Attilio Fontana, ha portato la posizione della sua Regione, sostenuta anche da Piemonte, Veneto ed Emilia-Romagna, affermando che l’iniziativa rischia di essere una “follia” anziché promuovere la sostenibilità.
La proposta di direttiva e le scadenze progressive
La direttiva è stata presentata dalla Commissione europea con l’obiettivo di adeguarsi gradualmente ai parametri stabiliti dall’Organizzazione mondiale della sanità per la pulizia dell’aria e la riduzione dell’inquinamento.
La prima scadenza è prevista per il 2028, tra cinque anni, quando i valori fissati con la direttiva verranno rivisti. L’entrata in vigore delle nuove norme è programmata per il 1 gennaio 2030.
Le reazioni delle Regioni del Nord e del governo
Le Regioni del Nord Italia hanno risposto all’iniziativa definendola una “eurofollia”. Attilio Fontana ha sottolineato che le richieste della direttiva sono irragionevoli e avrebbero conseguenze drastiche per la Pianura Padana, includendo la chiusura di attività produttive, limitazioni alla circolazione dei veicoli, chiusure di allevamenti e attività agricole. Anche il governo guidato da Giorgia Meloni ha espresso un forte dissenso.
Le critiche e l’allarme degli operatori della sanità pubblica
Un gruppo di operatori della sanità pubblica, medici, scienziati e ricercatori ha contestato la posizione del governo e delle Regioni del Nord. In una lettera aperta indirizzata al governo di Giorgia Meloni, hanno evidenziato che qualsiasi flessibilità o deroga nelle misure per ridurre le emissioni inquinanti comporterebbe danni maggiori per la salute delle persone e per il clima. Contrastare la direttiva potrebbe portare all’autogol clamoroso dell’Italia, mettendo a rischio il futuro dei cittadini.