Inquinamento marino: il primo robot pulitore

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27/04/2023

I ricercatori del Max Planck Institute di Stoccarda hanno sviluppato un robot pulitore sottomarino ispirato alle meduse per raccogliere rifiuti dai fondali. Andiamo a scoprire di cosa si tratta.

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E’ stato progettato il primo robot pulitore sottomarino che ha la capacità di purificare l’ambiente marino e rimuovere rifiuti dalle acque.

Inquinamento marino: l’innovazione tecnologica

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L’ultima trovata dei ricercatori del Max Planck Institute di Stoccarda, che hanno inventato un robot pulitore sottomarino grande come una mano potrebbe davvero rappresentare la svolta nello smaltimento dei rifiuti marini.

Il robot è simile a una medusa, efficiente dal punto di vista energetico e utilizza attuatori elettroidraulici per far passare l’elettricità.

Intorno alla struttura del robot ci sono dei cuscini d’aria e delle componenti mobide e rigide. Grazie a questa struttura, l’alta tensione che attraversa gli attuatori non può entrare in contatto con l’acqua circostante. Un alimentatore fornisce impulsi elettrici attraverso fili sottili, che provocano la contrazione e l’espansione dei “muscoli”, necessari al reperimento dei rifiuti marini.

Gli esperti del progetto speigano:

“Quando una medusa nuota verso l’alto, può intrappolare oggetti lungo il suo percorso creando vortici attorno al suo corpo. Anche il nostro robot fa circolare l’acqua intorno a sé. Questa funzione è utile per raccogliere oggetti e trasportarli in superficie, dove possono essere successivamente riciclati”.


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I vantaggi dei robot pulitori sottomarini

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Una delle strategie per combattere i cumuli di rifiuti che si generano sui fondali, e specialmente intorno alle barriere coralline, è impiegare robot pulitori. Gli esemplari che oggi aspirano i fondali sono spesso ingombranti, hanno strutture rigide e non sono incapaci di esplorare e campionare in ambienti complessi. In più sono rumorosi, perché utilizzano motori elettrici o pompe idrauliche.

Il robot pulitore sottomarino del Max Planck Institute, invece, è capace di muovere e intrappolare oggetti senza contatto fisico, rispettando questi ecosistemi molto fragili. Può operare da solo, ma anche in team quando si tratta di raccogliere carichi più pesanti. Ciascun robot può raggiungere una velocità di 6,1 cm/s. Inoltre, per spostarli è sufficiente una potenza di 100 mW.

Per ogni robot-medusa, ci vuole un filo che gli porti elettricità e questo rappresenterebbe l’unico limite. Il prossimo passo, secondo i ricercatori, sarà quindi sviluppare dei pulitori “wireless”.