Inquinamento marino: il problema della plastica nel Mediterraneo
Il progetto Common ha studiato i rifiuti al largo di Tunisia, Italia e Libano: degli oltre 90.000 oggetti raccolti, il 53% è rappresentato dalle plastiche monouso. Inoltre, anche un terzo dei pesci analizzati, come sardine e triglie, dimostra di avere ingerito microplastiche. Andiamo a scoprire la situazione attuale dell’inquinamento marino nel Mar Mediterraneo.

Rifiuti nel Mediterraneo: l’analisi dell’inquinamento

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È quanto risulta dal progetto di cooperazione internazionale Common, Coastal Management and Monitoring Network for tackling marine litter in Mediterranean, finanziato dall’Unione europea e presentato nei giorni scorsi a Tunisi.
Analizzando i rifiuti al largo di Tunisia, Italia e Libano, gli studiosi hanno confermato che la plastica inquina più di ogni altra cosa l’ecosistema marino, minacciando la salute delle specie che vi abitano.
Il progetto Common è nato con l’obiettivo di frenare l’inquinamento marino nel Mediterraneo, coinvolgendo le comunità locali. In questo caso, sono state scelte 5 aree pilota: la Maremma e il Salento in Italia, l’arcipelago Kuriat e Monastir in Tunisia e la riserva naturale di Tiro in Libano.
Degli oltre 90mila oggetti raccolti nel corso di tre anni sulle spiagge dei Paesi partner, 17mila (circa il 20%) erano mozziconi di sigaretta, mentre 6mila erano cotton fioc. Il 53% di tutta la spazzatura raccolta è rappresentata da plastiche monouso.
Sono inoltre state analizzate 6 specie di pesci, tra cui sardine e triglie: di 700 esemplari considerati, oltre un terzo aveva ingerito microplastiche. Guardando alle tartarughe Caretta Caretta, il dato è ancora peggiore: più della metà di loro, nel Mediterraneo, ingerisce spazzatura.
Inquinamento marino: la soluzione contro la plastica

“Il nostro mare, pur essendo più piccolo degli oceani Atlantico e Pacifico, è uno dei più importanti hotspot di biodiversità al mondo, ma purtroppo anche uno dei sei più affetti da alte concentrazioni di plastica”
La soluzione per Legambiente consiste nel cooperare e uniformare le normative a livello sovranazionale, in modo da agire insieme a tutela del Mediterraneo.
Ogni volta che acquistiamo e smaltiamo oggetti di plastica dobbiamo ricordarci dell’impatto che questi possono avere sulla natura: secondo Ispra, nel nostro Paese fino al 90% degli esemplari di Caretta, sentinelle del benessere marino, ingerisce rifiuti di plastica, con gravi danni per la salute.