Inquinamento microplastiche: la nuova tecnologia ad ultrasuoni
E’ stata sviluppata una nuova tecnologia basata su micro tubi e onde sonore che permette di raccogliere le microplastiche in quantità 100 volte superiori alla media. Andiamo a scoprire di cosa si tratta.
Arriva dal Giappone la tecnologia ad ultrasuoni contro le microplastiche.
Microplastiche: dove si trova il problema ?
Per raccogliere le microplastiche che stanno inquinando ogni angolo dell’oceano sono necessari degli interventi molto costosi in termini di tempo e denaro.
Le microplastiche, detriti di dimensioni inferiori a 5 millimetri, rappresentano una seria preoccupazione per l’ambiente. Queste si formano dalla scomposizione dei rifiuti di plastica a causa dell’usura e della luce solare, oppure dalle fibre sintetiche utilizzate per i capi di vestiario che finiscono scaricate dalle nostre lavatrici. Un’altra origine delle microplastiche sono i prodotti per la cura della persona, che le contengono sotto forma di piccolissime sfere.
Convenzionalmente, le microplastiche vengono raccolte filtrando l’acqua attraverso una sorta di setaccio. Sabbia e i detriti biologici vengono divisi dalla plastica mediante separazione per densità e trattamento chimico. Successivamente, le microplastiche vengono prelevate manualmente, il che è laborioso e richiede tempo.
Microplastiche: gli ultrasuoni sono la soluzione?
Viste tutte queste problematiche che derivano dallo smaltimento delle microplastiche, alcuni scienziati hanno cercato delle alternative. La più interessante arriva da un gruppo di ricercatori guidato dal professor Yoshitake Akiyama, del Dipartimento di ingegneria meccanica e robotica presso la Facoltà di scienze e tecnologie tessili dell’Università di Shinshu, in Giappone.
Il team ha sviluppato un particolare tipo di dispositivo microfluidico, cioè un sistema che convoglia piccole quantità di fluidi in canali di dimensioni micrometriche. Questo genere di dispositivi utilizza la messa a fuoco acustica per raccogliere microplastiche.
La tecnologia acustica genera onde ultrasoniche che trasportano le microplastiche al centro del flusso del fluido che passa per i minuscoli canali. Questa operazione aumenta la raccolta, perché evita che i detriti restino a fluttuare a caso nell’acqua, concentrandoli in un punto preciso.
I ricercatori hanno deciso di tilizzare un dispositivo microfluidico che dallo stelo centrale si dirama in tre canali. Attraverso il primo, l’onda sonora concentra tutta la plastica, mentre nei due laterali scarica il fluido che l’accompagna. Le giunzioni tripartite sono più di una, e in corrispondenza di ciascuna si verifica una crescente concentrazione di microplastiche attraverso l’espulsione progressiva dei fluidi.
Complessivamente, questo permette di aumentare di oltre 100 volte la raccolta. Il tasso di raccolta supera il 90% per tutte le microparticelle superiori a 5 μm, che sono troppo piccole per essere controllate attraverso le onde sonore.
Sarà necessario trovare soluzioni che vadano a rimuovere anche particelle di dimensioni più piccole per garantire un futuro più pulito e senza microplastiche.