Insalata in busta: pericolosa per la salute e per l’ambiente
L’insalata in busta di plastica può essere considerata comoda si da acquistare che da consumare. Tuttavia, questo alimento è considerato uno dei meno sostenibili tra quelli che si possono trovare al supermercato. I consumi idrici, l’utilizzo di pesticidi e dell’imballaggio in plastica, nonché la quantità di batteri che si sviluppa all’interno: scopriamo tutti motivi per evitarla.
Quante volte ci siamo trovati a fare la spesa di corsa e, nella confusione, abbiamo scelto di prendere al volo una busta di insalata già lavata dal reparto frigo al supermercato? Ebbene, questa scelta può sembrare efficiente e comoda, ma la realtà è ben diversa. Ci sono svariati motivi per evitare di acquistare insalata in busta. Tra questi spiccano i consumi idrici (doppi, a causa del doppio lavaggio che la verdura subisce), l’utilizzo di imballaggi di plastica, e lo sviluppo di microrganismi patogeni all’interno di essi.
Perché smettere di acquistare insalata in busta
Danni all’ambiente
Che si parli di busta di plastica, o di imballaggi con coperchio, valgono sempre gli stessi principi. L’insalata in busta è veramente poco amica dell’ambiente, a causa della plastica in sé. Ricordiamo che in Italia vengono prodotti ogni anno 35 kg di rifiuti di plastica per persona. A livello globale, se ne consumano 320 milioni di tonnellate.
Se la gravità di questi dati non è sufficiente per convincervi, parliamo anche dei consumi idrici. Per lavare l’insalata prima di imbustarla si consumano tra i 5 e i 10 litri per chilo di prodotto prima del taglio, più altri 3-4 litri per chilo di prodotto dopo il taglio. Per lavare l’insalata acquistata al reparto ortofrutta o dal fruttivendolo non servono più di 1-2 litri in cui lasciarla in ammollo!
Infine, bisogna tenere in considerazione i consumi energetici per conservarla alle temperature adeguate, sia durante il trasporto sia durante la permanenza in supermercato.
Danni alla salute
Secondo alcuni studi, nell’insalata in busta si ha maggiore probabilità di sviluppo di microrganismi patogeni. Questo perché il taglio delle foglie favorisce la loro proliferazione. Pertanto, la sua stessa natura la rende un vero e proprio ricettacolo di batteri, e il tutto è peggiorato dalla presenza dell’imballaggio di plastica che non consente scambi di aria con l’esterno, e crea un ambiente perfetto per lo sviluppo dei batteri.
Bisogna inoltre considerare che l’insalata in busta tende a deteriorarsi molto prima rispetto a quella acquistata al banco ortofrutta, spesso anche prima della data di scadenza prevista dalla confezione. Ciò avviene perché non essendoci conservanti la freschezza è garantita solo dalla temperatura. Ma, visto che dal confezionamento al consumo possono trascorrere anche dei giorni (duranti i quali magari viene anche trasportata da una parte all’altra dello stato) è sottoposta a sbalzi termici che ne riducono la qualità e la conservabilità.
Prezzo dell’insalata in busta eccessivo
Ultimo ma non meno importante, i costi sono super gonfiati! Basta considerare che una busta di insalata contiene di solito sui 100g di prodotto, a un prezzo di 99 centesimi o 1.49 euro. Se andiamo a calcolare il prezzo al chilo, otteniamo sui 10 euro, cioè 7-8 volte in più rispetto all’insalata sfusa acquistata dal fruttivendolo sotto casa!