La stella marina rivela i cambiamenti climatici
Secondo un innovativo progetto portato avanti dall’Università di Trieste, nelle stelle marine che si trovano nei mari della Norvegia si nasconderebbero delle “spie” per i cambiamenti climatici. Scopriamo insieme i dettagli di questa ricerca così all’avanguardia!
Avevamo già parlato delle caratteristiche delle stelle marine in un precedente articolo. Questo animale è caratterizzato dalla sua incredibile capacità di rigenerarsi e far ricrescere alcune parti del corpo. Purtroppo, specialmente negli ultimi anni, sono vittime del fenomeno sempre più crescente dell’inquinamento dei mari. Sono infatti organismi delicati che non riescono a filtrare le particelle inquinanti, rischiando così la morte. Una nuova innovativa ricerca si sta svolgendo presso l’Università di Trieste, e vede come oggetto principale le stelle marine originarie dei mari della Norvegia.
Le stelle marine come spie del cambiamento climatico
Il cambiamento climatico è sicuramente la minaccia più pericolosa nel nostro secolo. Questo non riguarda tanto la sopravvivenza del pianeta in sé (per essere chiari, il nostro pianeta è sopravvissuto a ere glaciali, meteoriti, estinzioni di massa e via dicendo) quanto la sopravvivenza dell’uomo. Attualmente, vengono portati avanti molti studi, specialmente inerenti la risposta che gli organismi terrestri e marini hanno in relazione agli effetti del cambiamento climatico.
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La ricerca su Ctenodiscus crispatus
Una nuova ricerca portata avanti presso l’Università di Trieste analizza la risposta al cambiamento climatico della specie Ctenodiscus crispatus, stella marina di piccolissime dimensioni originaria dei mari della Norvegia. Questo organismo conterrebbe infatti delle vere e proprie “spie” per i cambiamenti climatici. Queste sono rappresentate da cambiamenti che avvengono all’interno della stella marina, per la prima volta osservabili grazie al microscopio sincrotrone Elettra.
L’obiettivo di questo studio è quello di recuperare delle immagini di alta qualità e senza distorsioni di questo organismo marino, che si ritiene avere anche un ruolo cruciale nella cattura del carbonio. Queste misure potrebbero consentire di capire gli effetti dei cambiamenti climatici su questi echinodermi.