Malattia dei coralli: quanto si diffonderà entro il 2100?

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16/06/2023

Lo studio condotto dall’Università del New South Wales ha analizzato oltre 100 studi sulla malattia dei coralli prodotti negli ultimi 25 anni al fine di comprendere come l’incidenza di questa malattia stia cambiando e quali siano le cause. Andiamo a scoprire quali sono i risultati.

Barriera-corallina

È emerso che i mari più caldi sono direttamente correlati all’espansione della malattia, che ha triplicato la sua diffusione negli ultimi 25 anni.

Malattia dei coralli: la ricerca

Barriera, Corallina
La ricerca ha evidenziato che batteri e funghi sono in grado di infettare più facilmente i coralli a causa dell’aumento delle temperature marine. La presenza di una fascia nera composta da cianobatteri, batteri solfuro-ossidanti e solfato-riduttori, o di una banda gialla che indica la morte delle alghe simbionti delle colonie di coralli, sono segnali di questa malattia.

Lo studio ha preso in considerazione la temperatura media estiva della superficie del mare e lo stress termico cumulativo causato dalle anomalie settimanali della temperatura marina.

Alla fine dei 25 anni coperti dalla ricerca, la malattia dei coralli ha interessato il 9,92% delle colonie, un valore tre volte superiore rispetto al passato.

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Mare, Caldo


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Se continueremo ad emettere gas serra ai ritmi attuali, ossia in un contesto di emissioni “business as usual”, questa percentuale potrebbe salire a oltre il 75% entro la fine del secolo. Questo avrebbe un impatto devastante che si aggiunge allo sbiancamento dei coralli causato dallo stress termico eccessivo dovuto a ondate di calore prolungate.

Samantha Burke, autrice principale dello studio, ha spiegato:

“La malattia dei coralli è una grave causa di mortalità dei coralli a livello globale e di declino della barriera corallina, e i nostri modelli prevedono che continuerà a peggiorare, anche se le temperature oceaniche rimarranno conservative”

L’impatto non sarà uguale ovunque. In base ai dati attuali, la situazione peggiorerà soprattutto nell’Oceano Pacifico, meno nell’Oceano Atlantico e nell’Oceano Indiano.

Prosegue Burke:

“Alcuni oceani in particolare sono più a rischio, ma è difficile per noi sapere se ciò sia dovuto esclusivamente al riscaldamento delle temperature oceaniche o se sia combinato con i molti altri fattori di stress che i coralli devono affrontare”