Microplastiche: come risolvere il problema
Nelle acque dei mari e degli oceani, la plastica, disciogliendosi porta alla creazione di microplastiche, materiali dannosi per l’ambiente e per gli ecosistemi. Andiamo a scoprire come risolvere il problema per un futuro migliore.
Uno dei problemi principali della gestione dei rifiuti è che molti materiali di scarto vanno a finire nelle acque.
Le microplastiche: cosa sono?
Le microplastiche sono quei frammenti di plastica che difficilmente possono essere decomposti e quindi persistono nell’ambiente per molto tempo.
Le particelle delle microplastiche hanno delle dimensioni comprese tra 330 micrometri e i 5 millemetri e possono essere di origine primaria ( derivanti da pellets, fibre tessili e microsfere) o secondaria ( se derivano dalla disgregazione di rifiuti più grandi a causa di agenti fisici)
Le microplastiche sono sempre più presenti negli ecosistemi marini e terrestri, però esse sono difficilmente qualificabili ed eliminabili in maniera totale.
Microplastiche: come risolvere il problema
Ad incidere sul deterioramento delle microplastiche sono i diversi aspetti relativi alla produzione della plastica. Gli additivi chimici utilizzati durante la produzione conferiscono ai materiali alcune caratteristiche che le rendono più resistenti ai raggi ultravioletti e al deterioramento.
Molti studi sono stati fatti per definire da cosa siano composte le microplastiche e su come queste possano essere quantificabili. Anche le acque dolci purtroppo abbondano di questi materiali.
L’incidenza delle microplastiche nelle zone lacustre e nei laghi è aumentata molto negli ultimi anni. Nel caso dell’inquinamento delle acque dolci le microplastiche derivano da rifiuti di tipo primario, come il pellet da pre-produzione e i rifiuti della cosmesi.
L’unica soluzione è prevenire la dispersione delle microplastiche negli ambienti marini tramite una maggiore consapevolezza che spinga i cittadini a non inquinare e a non disperdere plastica in nessun ambiente.