Parlamento UE, stop alla vendita di auto a benzina, diesel e Gpl: da quando

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16/06/2022

Il Parlamento europeo ha approvato lo stop alla vendita di auto a benzina, diesel e Gpl a partire dal 2035. La risoluzione ora deve passare per i negoziati con gli Stati Membri. Vediamo insieme cosa prevede la risoluzione approvata dal Parlamento europeo.

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Circa una settimana fa, il Parlamento europeo ha approvato lo stop alla vendita di auto a benzina, diesel e Gpl a partire dal 2035: la decisione fa parte del pacchetto Fit-for-55 della Commissione europea, il piano di riforme finalizzato al taglio del 55% delle emissioni di CO2 e il raggiungimento della neutralità climatica entro il 2050.

Inoltre, è passato il cd “salva Motor Valley”, una modifica per prolungare dal 2030 al 2036 la deroga alle regole Ue sulle emissioni per i piccoli produttori di auto e furgoni (con volumi, rispettivamente, da 1000 a 10mila l’anno e 1000-22mila l’anno).

La risoluzione ora dovrà passare per le consultazioni con gli Stati Membri.

Parlamento europeo: stop vendita auto a benzina, diesel e Gpl

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La risoluzione votata dal Parlamento europeo che vieta la vendita di veicoli a benzina, diesel e Gpl a partire dal 2035 ha ottenuto 339 voti favorevoli, 249 contrari e 24 astensioni. Sul sito del Parlamento europeo si legge:

Con il testo adottato, che costituisce la posizione del Parlamento per negoziare con gli Stati membri, i deputati sostengono la proposta della Commissione di raggiungere la mobilità su strada a emissioni zero entro il 2035 (un obiettivo a livello di flotta dell’UE per ridurre le emissioni prodotte dalle autovetture nuove e dai veicoli commerciali leggeri da 100% rispetto al 2021). Gli obiettivi intermedi di riduzione delle emissioni per il 2030 sono fissati al 55% per le auto e al 50% per i furgoni

Verso i negoziati con gli Stati membri

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Purtroppo, la strada verso i negoziati con gli Stati membri sembra tutt’altro che spianata. Infatti, sembrerebbe che alcuni gruppi industriali siano contrati all’obiettivo del 2035, che secondo loro penalizza i combustibili alternativi a basse emissioni di carbonio, lamentando inoltre incertezze sull’introduzione delle infrastrutture di ricarica che rendono l’impegno al 2035 troppo rischioso.