Ricehouse, abitazioni costruite con gli scarti del riso
Una startup italiana ha usato gli scarti del riso per realizzare prodotti per la costruzione e l’arredamento della casa. Scopriamo insieme di cosa sono fatti i prodotti di Ricehouse e come è nata la startup.
Tiziana Monterisi è un’architetta che insieme al geologo Alessio Colombo ha fondato Ricehouse, la start up made in Italy che usa gli scarti del riso come bio-risorsa per l’architettura.
Secondo i dati diffusi dal Royal Institute of International Affairs, ogni anno vengono prodotti oltre 4 miliardi di tonnellate di cemento, che rappresentano circa l’8% delle emissioni globali di CO2.
Vediamo insieme come funzionano le abitazioni costruite dagli scarti del riso.
Ricehouse, la startup che usa gli scarti del riso
L’idea dei due fondatori di Ricehouse è nata osservando le risaie che si trovano attorno a Biella, in Piemonte, ed hanno così pensato di utilizzare gli scarti come materiale utile a qualsiasi costruzione. D’altronde, il riso è la terza coltura agricola più prodotta al mondo, dopo la canna da zucchero e il mais. Solo nel 2019, sono state prodotte 756 milioni di tonnellate a livello globale.
La startup made in Italy realizza nuovi materiali e prodotti dai telai agli isolanti, massetti, malte fino agli intonaci a base di riso e alla stamap 3D. Inoltre, il prodotto RH120 di RiceHouse ha vinto anche il Compasso d’Oro 2022. Si tratta di malte da intonaco che combinano calce e scarti del riso risultando una miscela sostenibile per l’edilizia.
La startup ha collaborato alla costruzione di case, ma anche di B&B e ristoranti come Horto Restaurant Milano dove per le pareti è stato scelto proprio l’intonaco RH120 a base lolla e calce.
I due elementi base dei prodotti sono la paglia di riso, ovvero ciò che rimane della pianta del cereale successivamente alla fase dell’essiccazione, e la lolla di riso, il “guscio” che ricopre il chicco e che viene asportato tramite il processo di sbramatura del riso grezzo, chiamato anche risone.