Rischio carestia: rimarremo senza cibo nel 2023?
Dati alla mano, secondo il WFP, 276 milioni di persone in tutto il mondo affrontano una situazione di fame acuta dall’inizio del 2022. E’ previsto che il numero aumenterà nei prossimi mesi nel caso in cui dovesse continuare il conflitto in Ucraina. Andiamo a scoprire quali sono i rischi che corriamo e come affrontarli.
Il rischio carestia è strettamente legato all’allarme grano. L’ONU ad esempio pone un importante enfasi sul problema delle migliaia di tonnellate di cereali bloccate negli scali del Mar Nero controllati dalla potenza Russa che potrebbe portare a conseguenze molto gravi per i Paesi in via di sviluppo.
Rischio carestia: cause e conseguenze
La Fao, considerando i prezzi alle stelle degli prodotti alimentari, ha in qualche modo annunciato l’allarme carestia globale.
Il dato sconcertante riguarda i livelli di export raggiunti negli anni passati dall’Ucraina. In particolare si esportavano il 12% del grano mondiale, il 15% del mais e il 50% del girasole. Con l’inizio del conflitto è stato generato un blocco quasi totale sui trasporti e la logistica per il settore agricolo. Moltissime riserve alimentare sono ancora bloccate ad Odessa oppure in diversi porti ucraini sul Mar Nero, chiaramente non esiste la possibilità di farle arrivare a destinazione visto il blocco Russo
David Beasley, direttore esecutivo del Programma alimentare mondiale delle Nazioni Unite dichiara: “Nel 2023 avremo un problema di carenza di cibo”
Di seguito l’appello del World Food Programme che ha l’obbiettivo di scongiurare l’incombente minaccia di carestia:
I porti nella zona di Odessa, nel sud dell’Ucraina, devono essere riaperti con urgenza per evitare che la crisi globale della fame sfugga al controllo. I silos di grano dell’Ucraina sono colmi. I porti sul Mar Nero sono chiusi, lasciando milioni di tonnellate di grano intrappolate in silos a terra o su navi che non possono muoversi.
Rischio carestia: i dati sul cibo bloccato
Come detto prima, circa 276 milioni di persone in tutto il mondo stavano affrontando la fame all’inizio del 2022, gli aumenti per questa situazione sfavorevole sono previsti soprattutto nell’Africa subsahariana e nei paesi ancora poco sviluppati.
Il cibo proveniente dall’Ucraina, prima del conflitto, era sufficiente a sfamare 400 milioni di persone ed era esportato attraverso i porti del Mar Nero del Paese. Dati alla mano possiamo dire che prima del conflitto sono circolati quasi 51 milioni di tonnellate di grano all’interno di quei porti nel giro di 8 mesi.
L’innalzamento dei prezzi è stato generato ovviamente dall’accensione del conflitto, in particolare è stato registrato successivamente allo scoppio, un aumento dei prezzi di esportazione del 22% e del 20% per grano e mais.
Cosa possiamo fare per cambiare la situazione? Non disponiamo di molto tempo per invertire il sistema. E’ necessario che le parti interessate consentano al cibo bloccato di poter raggiungere altri porti per essere venduto ed utilizzato.