Sabotaggio Nord Stream: la catastrofe ecologica nel Baltico
Uno studio coordinato dall’università di Aarhus e apparso in preprint su Research Square e stima le conseguenze dell’esplosione dei due gasdotti sull’ecosistema marino. Andiamo a scoprire qual’è il rischio ambientale per il mar Baltico.

Sabotaggio Nord Stream: la situazione attuale

Le analisi sull’impatto del sabotaggio del Nord Stream si sono concentrate soprattutto sul versante climatico. Secondo le stime del Commissariat à l’énergie atomique et aux énergies alternatives (CEA) francese, ottenute dall’analisi dei dati delle 40 stazioni di monitoraggio dell’atmosfera in Europa, il metano fuoriuscito sarebbe intorno alle 70mila tonnellate, pari a circa il 2% dei gas serra annuali generati dalla Francia. Un impatto tutto sommato contenuto, quindi.
Quali sono le conseguenze per l’ambiente?
Nello studio si legge:
“Le foche e le focene nel raggio di quattro chilometri sarebbero ad alto rischio di morte a causa dell’onda d’urto, mentre un impatto temporaneo sull’udito sarebbe previsto fino a 50 chilometri di distanza”
Le focene locali (Phocoena phochoena) sono a uno stadio critico di conservazione: ne restano circa 500 esemplari e proprio nel periodo dell’esplosione in genere si riproducono in un sito a circa 40 km dal luogo dell’incidente.
Ma il sabotaggio del Nord Stream ha avuto un impatto anche più a lungo termine. Le esplosioni che hanno provocato la rottura dei 4 condotti ha causato la messa in sospensione 250.000 tonnellate di sedimenti fortemente contaminati dal bacino sedimentario di acque profonde per oltre una settimana, con conseguenti rischi inaccettabili per i pesci e altri bioti in 11 km3 di acqua per più di un mese. Sabbie contaminate principalmente da TBT (tributilstagno), un composto fortemente ecotossico, e piombo.