Sostenibilità di facciata? Uefa si affida a Pepsi

Un ennesimo caso di greenwashing? Per la “Football Sustainability Strategy 2030”, UEFA si è affidata a Pepsi e per quanto il fine sia redigere strategie di sostenibilità, affidarsi alla multinazionale non appare poi una scelta tanto “green”.

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La notizia della collaborazione tra Uefa e Pepsi non ha circolato quanto avrebbe dovuto nonostante risalga a circa due mesi fa. A segnalare la questione che appare controversa è stato Il Fatto Quotidiano, con un articolo in cui sottolinea l’ingente inquinamento che deriva dall’uso della plastica e come la multinazionale Pepsi continui a inpiegare il materiale inquinante e dannoso nonostante le pressioni e le stesse promesse mai davvero mantenute dell’azienda.

Ed ecco perché la partecipazione della Pepsi alla Football Sustainability Strategy 2030 venga immediatamente vista controversa. La multinazionale è stata analizzata dalla fondazione Ellen MacArthur e i dati resi pubblici attestano come Pepsi abbia, solo nel 2020, utilizzato circa 2 milioni e 300 mila tonnellate di plastica. Ecco perché esiste il dubbio dell’accordo volto a stabilire obiettivi di sostenibilità tra l’organizzatore di un evento tanto importante come la Champions League e Pepsi.

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Nonostante a parole Pepsi abbia da tempo dichiarato che avrebbe messo in atto strategie per affrontare l’inquinamento da plastica, rimane tra le prime nella classifica Break Free From Plastic, che indica chi sia responsabile della maggiore quantità di rifiuti in plastica dispersi nel Pianeta.

L’azienda infatti non ha mai adottato alcun imballaggio riutilizzabile o ricaricabile, e quindi la sua voce in capitolo relativa alle scelte “green” per la Champions League non può essere vista senza sguardo critico.

C’è però da indicare anche un dettaglio positivo: a marzo l’azionista senza scopo di lucro AsYouSow ha indicato Pepsi come azienda impegnatosi a fissare un obiettivo relativo all’utilizzo di contenitori ricaricabili e riutilizzabili entro la fine del 2022.

Sarà dunque necessario attendere che strada intraprenda davvero l’azienda prima di parlare per “partito preso” di sportwashing. Che Uefa abbia visto Pepsi come azienda realmente pronta a un cambiamento e che possa contribuire a rendere l’importante evento sostenibile? Oppure quel che accade è un ennesimo caso di finta manovra sostenibile che nasconde accordi convenienti solo a pochi e devastanti per l’ambiente?