Sovrapesca: le gravi conseguenze e come disincentivarla
Probabilmente non molti conoscono il termine sovrapesca e il suo significato, ma questo rappresenta un danno all’equilibrio degli ecosistemi marini che non deve essere trascurato.
Oggigiorno la popolazione mondiale sta progressivamente aumentando, raggiungendo cifre ben più alte rispetto a quelle di anche solo un secolo fá. Come conseguenza, anche la richiesta di prodotti alimentari è incrementa di anno in anno, per far fronte alle esigenze nutrizionali di tutti.
Tra questi prodotti abbiamo ovviamente anche i prodotti ittici, che vengono perciò pescati in modo sempre più copioso, talvolta trascurando fattori ambientali fondamentali per il mantenimento dell’equilibrio della flora marina.
Quali problemi sono legati alla sovrapesca? E come bisogna agire per evitare un danno all’ecosistema marino?
Sovrapesca: conseguenze
Con il termine sovrapesca si indica quell’attività di pesca eccessiva, che sottrae dall’ambiente marino una quantità di individui maggiore rispetto alla loro capacità riproduttiva. Questo significa privare a una determinata specie la possibilità di incrementare il numero di esemplari e poter continuare la vita in quel determinato habitat.
Da questo stress iniziale possono scaturirsi una lunga serie di effetti sull’intero equilibrio dell’ecosistema, andando a modificare la catena trofica. Per catena trofica si intende quella rete di relazioni preda-cacciatore che si instaura in un determinato habitat, in cui sono presenti ben determinate specie.
Dal momento in cui anche solo una delle specie viene a mancare, avverranno dei cambiamenti nello stile di vita di altre, che ad esempio andranno a predare zone diverse del profilo marino, ma soprattutto potrebbero predare altre specie, portando a loro volta un’ulteriore modificazione dell’equilibrio pre-esistente. Le specie ittiche di interesse per l’uomo, infatti, sono principalmente carnivore, mentre sono poche quelle erbivore. Ciò significa che l’influenza della sovrapesca colpisce prevalentemente specie che si cibano di altri pesci.
In alcuni casi, la scomparsa di specie che si nutrono di ricci di mare ad esempio, ha portato alla totale devastazione di interi ecosistemi, in quanto questi ultimi rappresentano una specie in grado di erodere qualsiasi substrato. Finche la popolazione di ricci di mare veniva contenuta dalla specie predatrice, l’azione erosiva dei ricci portava addirittura ad un vantaggio per l’ambiente, ripulendo la superficie dei coralli, aiutandone quindi lo sviluppo e consentendo infine ad altre specie di viverci all’interno. Ma dal momento in cui i ricci di mare non sono più predati, la loro popolazione continua ad incrementare e la loro azione erosiva diviene incontrollabile, portando alla distruzione di intere barriere coralline e quindi dell’intero equilibrio dell’habitat.
Cosa fare per disincentivare la sovrapesca?
Quando si parla di sovrapesca non si può che far riferimento ad attività di pesca industriale, dove le quantità di pesci asportati dal mare è decisamente importante.
Di norma, questo tipo di pesca fa affidamento alla vendita di prodotti ittici surgelati, date le imponenti quantità di prodotto che dovrà essere conservato prima della vendita. In contro, la pesca locale, riguardando quantità più trascurabili di prodotto, non è in grado di modificare l’equilibrio della flora marina a tal punto da provocare danni permanenti.
Per disincentivare una pesca tutt’altro che sostenibile come quella industriale, è necessario acquistare quindi prodotti ittici a kilometro zero, che avranno indubbiamente costi maggiori, ma al contempo rappresentano un prodotto più fresco e salubre, ma soprattutto pescato rispettando l’ambiente marino ed il suo equilibrio, mantenendo quindi costanti nel tempo le popolazioni e le loro interazioni.