Stop emissioni trasporti Italia: come farlo entro il 2030
Secondo un rapporto presentato da diverse associazioni tra cui CleanCities, Greenpeace Italia, Kyoto Club, Legambiente, Sbilanciamoci, Transport&Environment e WWF, l’Italia ha la possibilità di ridurre le emissioni dei trasporti del 25% entro il 2030. Andiamo a scoprire come.
Per raggiungere questo obiettivo, è necessario concentrarsi sull’elettrificazione e bloccare l’uso di fonti di energia rinnovabili non autentiche.
Stop emissioni trasporti: cosa dice il rapporto?
Il rapporto suggerisce che l’aggiornamento del Piano Nazionale Integrato Energia e Clima (PNIEC), che l’Italia deve inviare a Bruxelles entro il 30 giugno, dovrebbe prevedere l’introduzione di almeno 6 milioni di veicoli elettrici sulle strade entro la fine del decennio.
Questo obiettivo diventerà più realizzabile dopo il 2026, quando si prevede che i costi delle auto elettriche saranno paragonabili a quelli dei veicoli a diesel e benzina. Inoltre, è importante elettrificare anche il trasporto pubblico, con l’obiettivo di avere almeno 10.000 autobus elettrici nelle principali città italiane e 100.000 furgoni e camion elettrici. È necessario anche potenziare il trasporto su rotaia, aumentando l’utilizzo di treni a trazione elettrica per il trasporto merci.
Un altro punto chiave per ridurre le emissioni dei trasporti riguarda l’uso di fonti di energia rinnovabili.
Energia rinnovabile per il trasporto pubblico
Attualmente, solo il 35% dell’elettricità prodotta in Italia è di origine rinnovabile, ma entro il 2030 si prevede che l’80% dell’elettricità utilizzata nel settore dei trasporti dovrà essere di origine rinnovabile. Le fonti di energia rinnovabile nel settore dei trasporti dovrebbero aumentare dal 4,8% nel 2021 al 10% nel 2030.
Tuttavia, è importante evitare l’uso di biocarburanti non sostenibili e accettare solo biocarburanti avanzati che non competono con la produzione alimentare e non danneggiano gli ecosistemi. Attualmente, il 90% dei biocarburanti utilizzati in Italia proviene da fonti di origine dubbia, come l’olio di palma importato dalla Cina attraverso altri paesi europei, mentre solo il 10% proviene dalla raccolta differenziata nazionale.
È necessario introdurre meccanismi di certificazione che garantiscano la tracciabilità dei biocarburanti. Inoltre, l’idrogeno verde e i carburanti elettrici dovrebbero essere destinati solo ai settori non elettrificabili, come l’aviazione e il trasporto marittimo per le tratte più lunghe.