Supercondensatori al tamarindo: cosa sono e come funzionano?

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09/08/2022

Uno studio condotto da un gruppo di ricercatori della Nanyang Technological University di Singapore ha messo in evidenza come attraverso il riutilizzo delle bucce non edibili del tamarindo, un frutto tropicale si possano realizzare nanofogli di carbonio in grado di rendere più efficienti i supercondensatori nel rilascio dell’energia elettrica. Andiamo a scoprire come sono fatti.

Tamarindo

Per noi occidentali è considerato un frutto esotico, ma nei Paesi tropicali (e in particolare in Asia) è davvero comune trovarlo in tavola: stiamo parlando del tamarindo. Una volta aperto il baccello e mangiata la parte commestibile del frutto, i gusci non possono che essere buttati nella pattumiera e tutt’al più essere trasfomati in compost.

Supercondensatori al tamarindo: cosa sono?

Condensatori, Auto


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Se questi frutti diventassero l’ingrediente in più per migliorare le performance dei veicoli elettrici? Ebbene sì, è stata proprio questa l’idea ed è partito tutto dal recupero di un materiale di scarto come le bucce. Un team di ricercatori della Nanyang Technological University di Singapore, in collaborazione con l’Alagappa University di Karaikudi (in India) e la Western Norway University of Applied Sciences sono arrivati allo sviluppo di nanofogli di carbonio e alla produzione di supercondesatori più efficienti.

L’argomento non è proprio dei più semplici, ma vediamo in sintesi e senza ricorrere a troppi tecnicismi qual è la novità di questo studio. I gusci di tamarindo sono stati sottoposti a lavaggio ed essiccati ad una temperatura di 100 ºC per circa sei ore. Dopo di che sono stati ridotti in polvere in uno speciale forno a 700-900 ºC per due ore e mezzo, in assenza di ossigeno.

In questo modo sono stati ottenuti dei fogli ultrasottili di carbonio da impiegare in supercondensatori utili, per esempio, a fornire rapidamente energia elettrica durante la fase di accelerazione nei sistemi di trazione elettrica.

Supercondensatori al tamarindo: come funzionano

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Gli scienziati hanno evidenziato che grazie alla struttura porosa e all’alto contenuto di carbonio presente nella polvere di gusci di tamarindo, è possibile rilasciare moderate quantità di energia elettrica in maniera più veloce rispetto alle tradizionali batterie.

Il processo di produzione dei nanofogli di carbonio è simile a quello più diffuso che prevede l’utilizzo di fibre di canapa, ma richiede meno energia e soprattutto offre un prodotto qualitativamente migliore e con un’elevata stabilità termica. Il lavoro dei ricercatori non si ferma qui, infatti l’obiettivo è quello ridurre il consumo di energia necessario per realizzare i nanofogli di carbonio, rendendoli meno impattanti per l’ambiente e più adatti a una produzione su larga scala.