Una nuova tecnica potrebbe risolvere l’inquinamento del suolo
L’inquinamento del suolo è un problema da non sottovalutare: un team guidato dai ricercatori dell’Università dell’Australia Meridionale ha testato una nuova tecnica di bonifica del suolo che appare conveniente da più punti di vista per garantire quanto possibile la rimozione di sostanze inquinanti.
Una nuova tecnica ben più più veloce, semplice, sicura e conveniente rispetto ai metodi attualmente disponibili è appena stata sperimentata dai ricercatori dell’UniSA. Il team di esperti guidato dal professore associato Haolan Xu e il dottor Gary Owens ha testato una tecnica di bonifica che potrebbe portare a risolvere l’inquinamento del suolo mondiale.
Un passo avanti importante per combattere l’inquinamento del suolo, alquanto rischioso sia per l’ambiente che per la salute umana. Non a caso il rapporto dello scorso anno pubblicato dall’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura mette in chiaro quanto l’inquinamento del suolo sia ingente, e rischioso:
L’inquinamento del suolo è stato riconosciuto a livello internazionale come una delle principali minacce alla salute del suolo e influisce sulla capacità del suolo di fornire servizi ecosistemici, compresa la produzione di cibo sicuro e sufficiente, compromettendo la sicurezza alimentare globale.
Ecco perché la novità che potrebbe essere presto introdotta come tecnica per risolvere il problema dell’inquinamento rappresenta una notizia particolarmente positiva.
Liberare il suolo da sostanze inquinanti imitando la traspirazione delle piante
La nuova tecnica di bonifica messa a punto da un gruppo di ricercatori della University of South Australia prevede di utilizzare “Una superficie di evaporazione solare super efficiente per attingere acqua dal terreno attraverso un filtro simile a una spugna che intrappola i contaminanti, imitando il processo di traspirazione che si verifica nelle piante naturali, ma a un ritmo notevolmente accelerato”, specifica l’articolo pubblicato sul sito ufficiale dell’Università ieri stesso.
Uno dei ricercatori coinvolti, il dott. Owens, ha spiegato nel dettaglio il processo di traspirazione delle piante e come questo possa essere imitato proprio col fine di estrarre sostanze inquinanti. La differenza è che rispetto al processo naturale, la nuova tecnica permetterebbe lo stesso risultato a ritmi sorprendente veloci:
Le piante estraggono naturalmente componenti minerali dal terreno quando spostano l’acqua dalle loro radici nei loro steli, foglie e fiori, dove questi componenti minerali sono intrappolati. Ciò significa che le piante possono essere utilizzate per estrarre i contaminanti dal suolo, ma il processo è molto, molto lento, richiedendo spesso più stagioni di crescita, in particolare in situazioni fortemente contaminate, dove la tossicità del suolo significa che le piante lottano per crescere e spesso muoiono. Abbiamo creato un sistema che imita questo processo – una forma di pianta biomimetica – ma che lo fa a un ritmo molto più veloce e senza nessuno dei problemi causati dalla tossicità.
Visto come in tutto il mondo esistano più di 10 milioni di siti aventi il suolo inquinato, di cui circa il 50% a causa dei metalli pesanti come cadmio e piombo, o metalloidi come l’arsenico,
il nuovo sistema potrebbe essere salvifico in quanto riuscirebbe a rimuoverne grandi quantità in appena due settimane.
Per il momento la tecnica di bonifica è stata testata con successo su “Una gamma di metalli pesanti tra cui piombo, cromo, cadmio e zinco”. L’obiettivo dei ricercatori è ora dimostrare che utilizzare una superficie di evaporazione solare per attirare rapidamente acqua e contaminanti dal suolo nel corpo vegetale biomimetico possa essere utile anche per rimuovere altri importanti contaminanti del suolo.