Riso perenne: ecologico, fa risparmiare semi e fertilizzanti

Oltre tecniche meno dispendiose e un’agricoltura meno intensiva, una soluzione ecologica può essere anche una scelta “conveniente” di piante come il riso perenne, che si pianta ogni cinque anni e ha molti vantaggi.

Riso

Si chiama PR23 ed è nato nel 1999 dalla collaborazione tra la Yunnan Academy of Agricultural Sciences e l’International Rice Research Institute cinesi. Ora circa 55.000 agricoltori in Cina e in Uganda lo utilizzano traendone benefici a livello di guadagno con meno lavoro, ma a beneficiarne è anche l’ambiente.

Il cosiddetto “riso perenne” è stato creato unendo due varietà del cereale, una asiatica (Oryza sativa) e una africana (Oryza longistaminata), e non dev’essere seminato due volte l’anno. Molto conveniente, visto come la semina del riso sia pesante e costosa. Il riso è poi il cibo più mangiato al mondo e potere optare per soluzioni vantaggiose sia per gli agricoltori che per l’ambiente diventa molto conveniente. Ma come mai il PR23 è tanto buono anche in senso ecologico?

PR23: i vantaggi per l’ambiente

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Il PN23 può davvero essere una soluzione che porta una produzione ingente come quella del riso a essere più green? In realtà ci sono lati positivi ma anche alcuni svantaggi, che se risolti porterebbero il riso perenne ad essere il “cereale perfetto” anche in senso ecologico.

Secondo anche quanto contenuto nel nuovo report pubblicato su Nature Sustainability, dove vengono elencati pro e contro del PR23,
questo tipo di riso è migliore rispetto al riso annuale non solo per la resa leggermente superiore, ma per i primi cinque anni il riso perenne fa risparmiare lavoro, semi e fertilizzanti.

In questo modo ci si affida molto meno a macchinari che poi utilizzano combustibili fossili. Viene da sé come la pratica diventi meno inquinante e venga rispettata la volontà d’una transizione ecologica.

Nel tagliare i costi aumentano poi i profitti, ma esistono anche dei lati negativi associati alla coltivazione del riso perenne. Il PR23 infatti, può favorire lo sviluppo di funghi e patogeni, con gli insetti che possono rimanere nella stoppia anche dopo la semina trasmettendo poi virus ai germogli.

Il motivo è da ritrovare nell’assenza dell’aratura che tra l’altro, oltre allo sviluppo di funghi e patogeni, causa anche una crescita più abbondante di erbacce. Ne consegue poi il bisogno di effettuare più trattamenti erbicidi rispetto al riso “normale”.